Parlare d’amore…

Butterfly Knot

Stasera va così. Buona settimana a tutti

 

“Ci sediamo, ordiniamo qualcosa. Stoccafisso e acciughe, un rosso in brocca. Con questi sapori, qui, non possiamo che parlare dell’amore.
«Renà, io penso che non sono tagliato…»
«A me lo dici… Guarda come sono messo!»
«’A vuo’ sapè ’na cosa? Quello che penso io, non esiste.»
«In che senso?»
«Io pensavo ch’era meglio. Che fosse più possibile, l’amore. Invece guarda, tengo cinquant’anni e sto ancora accussì…»
«Tu però hai appena conosciuto una donna che ti piace, dovresti pensarla diversamente…»
«Ma no… lo sai cosa intendo. Quando ci prendiamo una sbandata, quando sembra che esageriamo, che dovremmo stare attenti… Quello è il momento in cui siamo più veri. Io, così, ci so’ stato poche volte in vita mia, ed era sempre quando amavo una donna.»
«Credo di capire… Forse per me è stato diverso…»
«Vabbuó, pure tu dai… Co’ Silvia tu sî peggi’e me. Tu sî partito proprio di testa, co’ quella guagliona.»
«Sì. Partito senza ritorno. E partito da solo, soprattutto…»
«Ma a Palermo…»
«Eh, a Palermo… Ora siamo qui, non siamo a Palermo…»
«Vabbuó, ma quello t’ha fatto capire molto di lei, di come potrebbe essere. E quello che hai visto ti piace…»
«Quello che ho visto mi fa paura, Antò. Una donna che ti viene a salvare da chi ti ha rapito, poi dovrebbe anche restare… Se va via, forse era meglio che…»
«Che ti liberavano i camorristi?»
«Ma no, lo vedi… con lei non regge neanche il paradosso.»
«Mo’, lascia perdere che ti è venuta a salvare. Senza di lei stevi in mano a chilli mariuoli… Però pensa a Palermo. Quello che hai visto e sentito laggiù. Le cose che succedono, vuol dire che sono vere. Poi che ricapitino o meno… aeh, quell’è ’n’altra cosa.»
«Ma se n’è andata, Antò! A Palermo ha preso la barca ed è scomparsa. L’ho chiamata, non ha risposto. Era da sola, con un altro, oppure semplicemente non ero abbastanza per lei, per restare… Io non lo so! Quando le cose non le sai, non puoi decidere.»
«L’amore e partire non sono due cose in contraddizione… C’è gente che se non parte muore
«E gente che muore se parti… Io sono di questo gruppo.»
«Le donne che restano, quelle invece ti vanno bene?»
«Non lo so…»
«Eh, questo lo devi pure dire… Le donne che partono non vanno bene perché partono, ma quelle che restano, Renà… quelle sono candidate ad aspettare noi.»
«Ma io non parto…»
«Te ne sei appena andato da Milano… Teni ’na casa ’n miezz’a l’Egeo, e vivi in barca. Una guagliona normale pienze che non fa fatica cu’ te?!»
«Una donna qualunque, una borghese, una che non capisce la libertà, l’avventura…»
«Appunto! Una donna libera, avventurosa, che fa? Tu, io… siamo candidati a perdere la testa per le donne che non ci aspettano
«E invece no. Quando uno parte davvero per la sua via, parte da solo. Ma questo non vuole dire che non abbia bisogno d’amore. Al contrario! Proprio perché è solo, per le vie del mondo, ne ha ancor più necessità di chi vive in modo codificato, in città, al sicuro. E questo una donna libera dovrebbe capirlo.»
«Le donne non sono tutte uguali, Renà. Ci sono donne che gli uomini li capiscono e donne che pensano di sapere tutto, che siamo esseri semplici, tutti uguali…»
«Questo è vero. Le donne sono convinte di una cosa molto semplice quando parlano degli uomini. Non sanno quanto si sbagliano.»
«Mo’, attento… Tante volte c’hanno pure raggione, aeh… Ci sono femmine che le cose le sanno, e sanno aspettare.»
«Poi c’è la gente come Silvia, una categoria ancora, che non aspetta nessuno, che prende e se ne va, che non vuole che l’aspetti. Poi, quando non ci pensi più, ti viene a salvare…»
«Che conta di più in una donna, questo o quello?»
Bella domanda. Ci penso un po’ su.
«Oggi è un prendere o lasciare, con le donne? Questo vuoi dire?»
«Dico che quello che prendiamo non è che si è fatto prendere, Renà. Siamo noi che possiamo permettercelo.»
Colpo durissimo per me. Anche perché so che è del tutto vero. ”

 

(L’Equilibrio della farfalla, Simone Perotti, Garzanti, 2012, Pagg. 273-275)

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70 pensieri su “Parlare d’amore…

  1. Una rete di relazioni è importante. La mia è piuttosto ristretta per quanto riguarda il numero delle persone di cui mi fido e alle quali potrei chiedere sostegno concreto. Nonostante la mia estrema facilità nel socializzare, quando si tratta di fare sul serio divento molto ma molto selettiva. Un meccanismo che ha vantaggi e svantaggi.
    Però i nodi della mia rete non sono intercambiabili fra di loro: ognuno è unico e il suo ruolo è fondamentale. Probabilmente questo riduce i miei spazi di manovra, perché se ho voglia di rivolgermi a un determinato “porto”, se questo non è disponibile non ne cerco un altro. Né in amicizia, né in amore, né nel sesso. Proprio non ci riesco. Preferisco restare sola se non c’è reciprocità in quel momento.
    Non è come non trovare l’aceto al supermercato e allora andarlo a prendere da un’altra parte 🙂
    Ma questo è un altro aspetto dell’unicità dei nostri modi di essere. Riconosco di essere piuttosto rigida su alcune cose ma va bene così 😉
    Sul fatto che qualcuno possa aver “marciato” sul mio modo di essere, beh!, immagino che sia un effetto collaterale dei rapporti umani.

  2. …dovevamo partire, avevamo solo 20 minuti…sveglia, ci laviamo alle acque termali, indosso il migliore vestito e il pass trovato il giorno prima alla reception per chiedere informazioni riguardo una connessione internet per vedere quali paesi potevano essere attraversati senza passaporto e abilitati all interail. In quell occasione il tipo alla porta ci aveva chiamati, in effetti non eravamo vestiti bene e in quel contesto di convegno presumo che davamo nell occhio, anyway, saliamo al piano m, sala colazione, entriamo in una saletta, pc, stampante, tutto a portata di mano, pronti per partire il giorno dopo. Per cui abbiamo un idea: ma perche prima di partire domani mattina non entri in hotel col pass, dai scriviamo un nome fittizio, quale nome ti piace? ci penso un po, Floriana…per i fiori su cui avevmo dormito …Travelo per il viaggio che ci attendeva… e aggiunge dottoressa Floriana Travelo, penso mm che nome altisonante, bha, tuttavia con quel pass, aria indifferente, occhiali da sole entro diretta al piano m, oltrepasso la security e mi siedo al tavolo colazione, rapidamente mangio quello che potevo, di tutto ho preso, ma non molto, solo quel tanto che ci occorreva per stare 8 ore, 8 ore? in treno, dalle 9 alle 18, dalle 9 alle 18? interessante. Nella borsetta butto dei panini con feta e pomodori, qualche uovo sodo. Il tempo e volato in un istante, mancavano pochi minuti per la partenza del treno, prendo rapidamente l ascensore per la via di uscita, svolto l angolo e via di corsa verso il treno…

  3. Ciao Simone, chissà se ti ricordi di me. L’ultima volta che ci siamo visti, con un bicchiere di birra in mano, è stato lo scorso settembre a Modena…lì ti dissi che era arrivato il momento: mi sarei trasferito a Lecce, vicino a mia figlia. Al diavolo carriera e tutto il resto: un posto tranquillo in ufficio, fuori alle 17. Da mia figlia il più possibile…al mare tutto l’anno…una vita nuova…ora sono qui, dopo 8 mesi con lo stesso entusiasmo di allora….si fa una fatica enorme a parlare con qualcuno, la provincia è chiusa, figurarsi parlar d’amore liberamente….eppure non mollo, provo a conoscere gli altri aprendomi, parlando dei miei sentimenti più profondi affiché si aprano ai loro…continuo, imperterrito, a crederci…Non smettete mai di farlo, e se non lo fate incominciate. Adesso. Un abbraccio.Luigi

    • ciao luigi, mi ricordo. Lecce e tua figlia le parole chiave. non smettere mai, con le opportune contrmisure, ma non smettere mai. c’è altro di meglio da tentare, che valga qualcosa? ciao!

  4. / quando lascerete il lavoro una cosa sicuro farete… e sapete cosa??? Viaggerete / da Adesso Basta pag non mi ricordo.
    nel mio caso e andata proprio cosi, ho visto posti, colori e persone che altrimenti non avrei mai incontrato, e mi sono innamorata, senza preavviso, senza un perche. Ho rischiato, credo di aver vissuto.

  5. Lavorare ancora di più su di noi! Frase emblematica e spaventosissima. Perché dovremmo lavorare su di noi? A che pro?
    Lavorare, poi, addirittura.
    Per giunta ancora di più!
    Su di noi chi?
    Secondo quali parametri, per acquisire che?
    E dopo? Cosa si avrà, dopo aver lavorato ancora di più su di noi?
    Felicità, serenità, armonia, relazioni soddisfacenti o che altro?
    Come se le relazioni soddisfacenti dipendessero solo da me! L’altro cosa fa? La bella statuina? 50/50 di responsabilità sarà chiedere troppo?

  6. Mi incuriosisce un po’ il tema della rete che è emerso, non tanto in termini di relazioni amorose e quindi di “scambi” in quanto intimi, bensì nell’ accezione più generale di rete di relazioni con nodi di un certo peso.
    Spesso viene contrapposta la società più arcaica del tipo il villaggio, il clan, la tribù, mettendone in rilievo i forti vincoli che creava all’ individuo, sia anche gli obblighi che c’ erano tra i membri che vi appartenevano, con la forma della società moderna, in cui invece l’ individuo é più libero (in teoria – diciamo che ci sono altre forme di condizionamento), ma i legami, ovvero i nodi, sono altrettanto meno vincolati al rispetto di una qualche forma di scambio.
    Concordo che puntare sul mutuo aiuto nei riguardi di una sola persona é come concentrare tutto il rischio in una unica chance e quindi é meglio suddividerlo in una rete costituita da più nodi. Concordo che riuscire a fare tutto da soli, sempre e comunque, non é così probabile… Ciò su cui mi restano delle perplessità é riguardo le attese concrete verso qualcosa di simile alla reciprocità che si può nutrire verso queste persone che costituiscono la nostra personale rete e, soprattutto, quanto si finisce comunque per investirci in termini di tempo della propria vita, piuttosto che contare e lavorare ancora di più su di noi.
    Non sto dicendo che quegli altri, con cui supponiamo di esserci incontrati in maniera sentita e importante, non abbiano sensibilità e genuina voglia di aiutarci, consigliarci se possono. Ma personalmente ho riscontrato alcune difficoltà in proposito dettate quantomeno dall’ asincronia di cui si é in differente modo accennato, ovvero quando siamo noi a cercare l’ altro e non é detto che questo riesca/voglia nel momento in cui avremmo bisogno noi di un approdo riparato dai venti.

    Che ne pensate, quali sono le vostre esperienze in merito?

  7. @DONA

    il tuo garbo e la ricchezza di sfumature che tendi a cogliere mi fanno pensare a una donna profonda e sicura sulla quale però qualcuno ci ha marciato (mi permetto una supposizione). Sulla tua idea di reciprocità non mi trovo o comunque sarebbe stroppo lungo da argomentare. Piuttosto, la legittima necessità di vivere una fragilità e appoggiarsi (che ognuno ha, nessuno è wonder eomen e chi crede di esserlo si ammala) introduce un’idea che accenno soltanto, ovvero :la rete di salvataggio piuttosto che il salvatore. Mi sono fatta pirsuasa che una storia d’amore vive meglio e respira se è libera dall’angoscia che senza l’altro sia mo soli. Guai a mettersi in questa situazione! ci sono passata. Sarebbe importante per ognuno di noi costruirsi una rete di relazioni che sostiene.Una rete di cui ogni persona,amico, incontro sia un nodo che se accidentalmente e venisse a mancare sarebbe solo un buco, che dispiace, ma la rete funziona lo stesso.E non hai idea di quanto funzioni!!che sia per un consiglio,un conforto,una riflessione,una birra o una salubre trombata …ci sono cose che ti salvano dall’amore e non è il tuo amore che può dartele.
    Poi il bello è anche fare parte di questa rete che ti fa sentire significante per gli altri,ma questo è un altro post…

  8. @Luca
    Come ho detto prima, non era una riflessione legata al mio momento attuale. Oggi ho fatto delle scelte e i miei tempi coincidono e sto bene.
    Ma in passato ci sono state “dis-armonie” molto dolorose, per quanto mi impegnassi a fondo per far funzionare le cose.
    Non so tu, ma io non riesco a “programmare” i miei momenti bui e quindi non saprei come farli coincidere con i tempi dell’altra persona. A volte la “melma” ti cade addosso e allunghi la mano verso l’altro per istinto.
    Si può solo sperare che in quel momento l’altro ci sia e abbia voglia di sostenerti, di accoglierti.
    😉

  9. Perotti, capirai le altre, ma a me, proprio no. Quindi quel -vi- é riferito a tutte tranne la sottoscritta, sia chiaro.

  10. Dona,
    e’ legittimo da parte tua che ti piaccia partire e tornare e far coincidere le partenze e i ritorni nella coppia
    E’ anche legittimo da parte degli altri avere i loro desideri e non e’ detto che coincidano con questa tua visione.
    Non possiamo imporre la nostra legge agli altri, perche’ non ci piace che gli altri ci impongano la loro.
    Come si fa allora ?
    Possiamo andarci a cercare cio’ che ci piace, cio’ che ci serve per stare appunto in armonia col mondo.
    Se ti piacerebbe che le partenze e i ritorni nella coppia coincidessero, falli coincidere tu.
    E’ un tuo bisogno questo, non e’ detto che gli altri abbiano il tuo stesso bisogno.
    Come dici tu, non è semplice, ma e’ tutto qui.
    Provaci.
    ,)

  11. @Carmen:
    perché temevi una pioggia di commenti da altre donne? Ognuna vive la femminilità e il proprio ruolo in maniera diversa.
    Tu incarni l’ideale femminile, spesso anche letterario, di una Penelope che si fa porto per il suo Ulisse. Ed è bello così, se ti fa stare bene e il tuo uomo sarà il più felice del mondo ad averti al suo fianco, perché non è facile trovare Donne (maiuscole) come te. Sei madre, amica e amante. La quadratura del cerchio.
    Personalmente, non riesco ad essere così totalmente accogliente “a priori”. Mi piace partire e tornare, per mia natura personale e non per “noia”, e mi piacerebbe che le partenze e i ritorni nella coppia coincidessero in modo da potersi trovare.
    Serve armonia, come in un’orchesta ben affiatata. Non è semplice.
    E non sempre, come dice Simone, l’uomo si fa porto, probabilmente anche per questione culturale-educativa ancestrale. E’ la donna che è designata per il ruolo di accoglienza, probabilmente per la sua natura di “madre”.
    Ma non sono wonder woman, e come gli uomini ho anche io bisogno di un porto ogni tanto, dove ricaricare le mie emozioni. Anche a me capitano momenti in cui vorrei poggiare la testa e riposare, potendo contare su qualcuno.
    E’ brutto, invece, quando la persona verso cui allunghi la mano in cerca di “presenza” si allontana, perché ti desidera solo in quanto porto sicuro, in quanto luogo in cui dimenticare i problemi, senza offrire la reciprocità.
    Ma il bello del mondo è il saperlo vivere nella propria individualità e unicità. Rispettando l’altro e avendo anche il coraggio di partire se necessario.
    Buona giornata.
    Qui stiamo smontando e svuotando il ristorante dalle nostre cose. Prende il magone ma c’è tempo per tutto. E ora è il tempo di chiudere.

  12. L’emancipazione si riconosce dalla serenità: l’impressione mia è che Carmen sia molto più serena di Superpippa.
    Sono partita Super, poi diventata Carmen e poi il nutrirmi della mia sola gioia di dare non è bastato. E c’è un limite accidenti… per me quando non c’è solidarietà l’amore non sopravvive.
    Però stiamo parlando di un solo pezzo di vita. Prima, Carmen, eri in un modo ed ora sei così. Chissà poi come diventerai? Chissà come diventerà Super o tutte le altre di noi?
    E voi uomini, ostrega, non scrivete mai d’amore? Dai, spiegateci come siete!

    • 1light, gli uomini non parlano d’amore. Non mi è chiaro il perché. Capisci anche perché ho così tante amiche… Difficile parlare con gli uomini. Vi capisco.

  13. @MARCO RANDAZZO

    ti ringrazio molto marco, è quello che avrei risposto io,ma scritto da te è molto elegante, scritto da me sarebbe stato banale.
    avrei altre considerazioni da fare su superpippa e la sua aggressività, ma sono una signora e rispetto troppo questo blog per occuparlo inutilmente
    AVANTI TUTTA

  14. penso che questo spazio non è il luogo in cui si scrive “bravo” o “cattivo”. Non siamo a scuola, con le maestre che danno i voti. Se superpippa ha qualcosa da dire su come la pensa lei su questo argomento, utilissimo per tutti. Completamente ininfluente il suo semplice giudizio senza argomenti. Molto spiacevole

  15. @ANIMA

    L'”esercizio di consapevolezza” dicotomico che proponi lo trovo intelligente e realmente utile, al di là di ogni consiglio/credo ,il mio compreso, che ha sempre validità relativa.
    Di certo in questo blog ci sono molte persone che stanno “scegliendo” qualcosa, qualcuno,una vita…spero che inciampi nel tuo post e se lo rumini per bene. Io l’ho fatto a suo tempo e, dopo lunga e laboriosa digestione, mi ritrovo in una vita che fuggivo inconsapevole che fosse quella che desideravo. Chi mi conosceva allora non mi riconoscerebbe, manco mia madre per la verità! ah ah ah

  16. E’ difficile che mi sorprenda, ma stavolta…
    mi aspettavo critiche dal popolo delle femminucce invece…chissì sì ca sù fimmini!!!
    grazie a tutte.

    @SIMONE
    “bisognerebbe parlarsi”
    ti adoro, ma questa è una deludente soluzione da giornaletto da parrucchiere.
    Non è che ora ti metti a fare pure la posta del cuore?ah ah ah gioia…non è il tuo talento,torna al timone.
    🙂

  17. Ritengo il commento a nome (cacofonico all’ennesima potenza) Carmen Maira uno dei più brutti che abbia letto in questo blog.

  18. Forse più dell’andare o del restare contano le motivazioni…

    parto perché lo richiedono il mio lavoro, la mia passione, la mia anima VS parto perché non mi va di prendermi responsabilità, perché voglio solo prendere e non dare, perché non voglio fermarmi a pensare.

    Resto perché ho capito che questo è il mio posto, perché mi sono preso degli impegni, perché posso essere me stesso anche qui (anche con gli altri, anche nel caos…) VS resto perché senza te ( partner, ruolo sociale) non mi sento nulla, perché non riesco a immaginare un alternativa, perché mi conformo a ciò che vogliono altri.

    • Contano sempre le motivazioni, certo. Il punto è che le donne sono sempre state SOLO in porto, e chi tornava dalla pesca erano gli uomini. Oggi le cose non stanno più così, grazie al cielo. In porto, gli uomini, potrebbero non trovare nessuno ad attenderli. Così come le donne potrebbero non trovare gli uomini ad attendere loro (cosa che trovo giusto supporre). Bisognerebbe parlarsi, apertamente, parlare del porto, del mare, del dentro, del fuori, di come ognuno sia pescatore e porto, alternativamente, e sarebbe giusto poter vivere entrambe le cose… Ma per parlarsi servono due interlocutori, e ho il sospetto che ora ce ne sia soltanto uno (generalmente).

  19. credo che uomo e donna possano essere entrambi un porto, dipende da che prospettiva lo consideriamo.
    Fermo restando che in ognuno di noi esistono sia aspetti femminili che maschili, e che poi prevalgono gli uni o gli altri, sono d’accordo con te carmen maira che sia nella natura femminile essere accogliente (come un porto), basta pensare a quando facciamo l’amore… Accoglienza che è anche capacità di accettazione, comprensione, ascolto…
    Però le imbarcazioni arrivano e trovano non solo accoglienza, ma anche protezione nel porto… e credo che questo aspetto di difesa – contro le intemperie del mare aperto e della vita – appartenga più alla natura maschile che non a quella femminile.
    L’uomo come porto cui approdare è l’uomo, per me – che sia padre, amico, amante, compagno – che dà sicurezza e protezione, che insegna l’importanza dell’autonomia, la capacità di andar per mare e tornare indietro.

  20. E vai, Carmen! Finalmente! e finiamola con questa storia di noi donne ad aiutare gli uomini e viceversa…la società di mutuo soccorso…confondere i ruoli non si può e non si deve. Vero, hai ragione. Pienamente d’accordo con le tue parole. Non mani che s’intrecciano, che intrappolano le dita, ma mani che si uniscono, a dita chiuse, su, fino al polso, ognuna ben conscia della propria presa, della propria forza, della propria identità. Non bisogno, ma desiderio.

  21. Carmen Maira: sei una forza della natura! di madre natura, che ci accoglie tutti quanti…è alla tua serenità che dobbiamo tutte puntare. ciao!

  22. Sarò poco emancipata? Boh
    Fatto sta che a me l’idea di essere porto mi piace un sacco, anzi di più,mi onora,mi fa sentire in armonia, lo trovo nella natura femminile, nella sua naturale “posizione di accoglienza” come dicono tecnicamente i terapeuti, che fa pensare a una cosa molto sexy così come del resto è bello che sia; non vedo come un uomo possa reciprocamente offrire ciò!L’uomo non sa essere porto e francamente penso che non debba esserlo.
    Una storia d’amore è una storia d’amore:ognuno il suo ruolo diverso, altrimenti sarebbe una società di mutuo aiuto, che va bene lo stesso, ma…non parliamo d’amore.
    Non sono parole d’amore quelle che nascono dal bisogno, una donna profondamente autonoma della libertà del suo uomo si nutre: ” Naviga,e al tuo ormeggio presso di me porta tutta la tua storia,impara dalla libertà qualcosa da insegnare ai nostri figli, che nelle tue palpebre chiuse ci sia stanchezza piuttosto che stress” mi piacciono queste parole d’amore.
    Certo la vita del porto è sempre lo stesso batter piano di onde, la stessa visuale, tutto un rituale, quella libertà talvolta la si desidera per sè, ma è solo noia, con la propria natura,il temperamento, l’aggressività… non c’entra…roba da uomini.

    Sarò poco emancipata? penso piuttosto di essermi emancipata da ‘sta assurda mania del’emancipazione, della parità…brrrrrr

  23. Ciao Simone, scusami l’intromissione ma sto completando il mio downshifting…..
    Questa mattina ho preso la decisione finale e più importante!
    Dove posso scriverti privatamente, per raccontarti e raccontarmi?

  24. Filastrocca dell’innamorata.
    Chi sei amore mio
    e chi vorresti fossi io?
    Mi è vicina la tua bocca
    che un po’ esita e non tocca.
    Era dolce ed invitante
    ora, amara ed insolente,
    si apre e poi socchiude,
    da tonda si riduce,
    s’allarga, no, si stringe,
    poi schernisce e finge.
    Che male amore mio.
    Come vorresti fossi io?
    Una piuma leggera?
    Una forte criniera?
    Se mi dici chiaro o scuro,
    vasto spazio o stretto muro,
    mai mi appare un solo senso.
    Ma ho avuto il mio compenso:
    il mio premio amore mio
    è l’aver toccato dio
    con un dito dalla giostra
    di una storia solo nostra. 🙂

  25. Grazie per le risposte. Erano riflessioni che non appartengono alla mia situazione attuale ma che erano tornate alla mente dopo aver letto il brano di Simone.
    In passato mi è accaduto di stare con una persona “assetata di libertà”, ma che allo stesso tempo voleva un porto in cui tornare a riposarsi.
    Il problema è che non c’era reciprocità in questo, nel senso che quando ho cercato io il porto, non l’ho trovato perché stava inseguendo la sua libertà altrove.
    Nessuno è proprietà dell’altro, però forse in una coppia, in una relazione paritaria ed equilibrata è anche bello sostenersi a vicenda nei momenti difficili.
    Rispetto la tua libertà, vivo la mia vita con e senza te. Quando torni ti accolgo con una festa. Però se in un momento difficile non trovo il tuo sostegno, che senso ha?

    @Attilio: credo (ed è un mio parere personale) uomini e donne vivono questa situazione in maniera diversa. Generalmente siamo noi donne ad avere più necessità di una presenza “concreta” della persona con cui stiamo. Ci serve un gesto tangibile, mentre per gli uomini spesso basta il pensiero della presenza, la consapevolezza di trovare qualcuno dall’altro lato.

  26. Ti sei spiegata molto bene Dona. Per quello che mi riguarda invece la ricerca di momenti di libertà viene spesso interpretata come egoismo, disinteresse per la coppia, visione della vita come single e non come crescita di entrambi…
    Attualmente è il principale motivo degli attriti con la mia compagna.

    • attilio, è un’antica storia. “non vuoi stare con me!” e invece non è così… è che “voglio stare con me nonostante con te ci stia benissimo!” Facile spiegarlo a chi percepisce la propria identità e sa che stare con se stessi è un bisogno fisiologico di qualunque persona in equilibrio. Difficile da spiegare agli altri, chiunque siano.

  27. La libertà può far male a chi esce troppo in fretta dalla scatola.
    Per diventare libero fuori, dovrai prima imparare a esserlo dentro…. la scatola -:))

  28. Dona,
    dentro di noi nascono dei sentimenti.
    Spesso questi sentimenti sono reazioni a stimoli esterni, ma dobbiamo prendere consapevolezza che noi siamo gli unici responsabili di cio’ che ci accade dentro.
    Se mi arrabbio, c’e’ qualcosa che non mi soddisfa, dunque faccio qualcosa che mi dia soddisfazione.
    Stessa cosa vale per gli altri.
    Dunque non possiamo essere responsabili dei sentimenti e dei bisogni degli altri.
    Detto questo, se possiamo fare qualcosa per dare una mano agli altri a colmare un loro bisogno , facciamolo pure, ma non e’ una nostra responsabilita’ farlo.

    Tu hai bisogno di qualcuno che ci sia ma che al tempo stesso ci lasci liberi di partire quando sentiamo il richiamo della libertà, ma non e’ detto che valga per tutti.
    Ed ecco che la reciprocità ha tempi diversi.
    Cio’ che per te e’ importante, per un altro potrebbe non esserlo.
    Ma non e’ importante neanche questo.
    E’ importante assumersi la responsabilita’ delle proprie scelte, cosi’ non ci sara’ piu’ bisogno di cercare di incastrare le necessità di tutti.

  29. Non so se alla fine riuscirò a spiegarmi bene, se sarò capace di mettere in parole chiare i miei pensieri confusi.
    Credo che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci sia ma che al tempo stesso ci lasci liberi di partire quando sentiamo il richiamo della libertà. Che ci aspetti sapendo che torniamo. Sarebbe la quadratura del cerchio delle relazioni. Forse il segreto per farle durare. E che questo meccanismo sia reciproco. Esserci quando l’altro ha bisogno e lasciare andare quando parte.
    Ma cosa succede se la reciprocità ha tempi diversi? Cosa succede quando una delle due parti ha bisogno che l’altra parte ci sia, ma quest’ultima è nella fase di “partenza”?
    Come si fa a incastrare le necessità di tutti? Quale necessità è prioritaria, la nostra o quella del partner?
    Ci si trova un’altra presenza mentre l’altro/a è lontano nel suo viaggio?
    Piccoli pensieri ingarbugliati 🙂
    Buona giornata

    • Dona, si può. Basta considerare se stessi una cosa di grande valore e non considerare l’altro come “cosa nostra”. Ma per rispettare l’altro deve esserci… UN ALTRO VERO. Intendo dire che se tu rispetti la solitudine dell’altro e quello la solitudine non la vive… è il caos. Ma una domanda te la faccio io: come si fa a stare insieme a qualcuno che è così diverso da te? Forse va presa qualche decisione, in questi casi… Dura, dolorosa, ma giusta.

    • esatto, sabato e domenica. imbarco e sbarco da spezia. gireremo per le 5 Terre, per il glofo, lerici, porto venere… posti meravigliosi, il teatro naturale del mio ultimo romanzo, L’Equilibrio della farfalla.

  30. « Questo è il motivo per il quale la nostra natura antica era così e noi eravamo tutti interi: e il nome d’amore dunque è dato per il desiderio e l’aspirazione all’intero. »(Il Simposio, 192e -I Dialoghi di Platone-)

    • marri il rosso col pesce sta benissimo. naturalmente gli abbinamenti sono importanti. in generale: rosso molto strutturato con pesce molto saporito o cotto o con salce. Pesce crudo o molto delicato con vini rossi leggeri. provalo!

  31. C’è bisogno di fede in un profondo sentire e sapere per aspettare. Il sapere del corpo e dell’intuizione, non certo quello della ragione. Chi SA, riesce ad aspettare.
    La prospettiva è di ampio respiro, l’orizzonte lungo. C’è bisogno di un binocolo, per saper ASPETTARE.
    L’attesa in amore… mi ricorda tempi sospesi, sogni sperati, parole taciute, e la fatica, la fatica di un sentimento tenuto al guinzaglio perché… bisognava aspettare.
    Mi ricorda poi la certezza iniziale che vacilla, lo sguardo d’un tratto annebbiato, la rabbia. La resa finale.
    Forse non ero una donna, allora, sufficientemente libera.

    “Quando uno parte davvero per la sua via, parte da solo. Ma questo non vuole dire che non abbia bisogno d’amore. Al contrario! Proprio perché è solo, per le vie del mondo, ne ha ancor più necessità di chi vive in modo codificato, in città, al sicuro.”
    belle parole. ne faccio tesoro.

  32. Buffo. Questo dialogo l’ho riletto più volte. Era molto ben riuscito. Non commenta Antonio, qui? Da quanto ho capito, esiste davvero. Manca, un filosofo, in questo blog.

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