Un’altra vita

Chilometri. Centinaia, migliaia. Per trovare le storie di “Un’altra vita” bisogna muoversi, viaggiare. Un pulmino carico di telecamere, gente, appunti. Scriviamo in viaggio, mentre il fonico dorme. Girano immagini, mentre gli autori dormono. Poi si arriva…

Ci accoglie lo sguardo un po’ perduto di chi vede sbarcare bagagli, foderi, luci, Stiamo cercando, servono gli attrezzi del mestiere. Ramo: speleologia. Per trovare un’altra vita bisogna andare dentro. Ogni tanto mi capita di interrompere l’intervistato: “Sei felice?”  Stupore. Silenzio. Le telecamere riprendono tutto. Non ho mai fatto televisione, ma è questo che vorrei. Domande che tagliano in due la sceneggiatura, la sensibilità. La vita. Anche la mia.

Ieri ho chiesto a Silvano Agosti se gli piacesse il termine equilibrio. Ci ha pensato un po’ su. “Tutto l’Universo si basa su una forma di equilibrio instabile…”. Bella risposta. Poi però ho avuto l’impressione che non vedesse nessuno di noi. Forse mi sbaglio…
Questo viaggio sarà pieno di incontri. Sorprese buone e cattive. Ma è un viaggio, dunque l’unica cosa che non conta è arrivare. E capire adesso. La meta è qui, in questo Autogril della Total, seduto su un gradino, con le prime trenta ore dentro. Se c’è una cosa che ho imparato in questi cinque anni, è che la mia nuova vita si fa per strada, e la strada non è fuori.

Arrivano gli echi dei commenti: non dovevi fare un programma in tv; perché no?! Non va bene, hai rifiutato la pubblicità e adesso… Rispondo, ma un po’ distrattamente. Tre anni fa mi sarei accalorato dietro al niente. Bello che ognuno dica la sua. Non tutto utile quello che viene detto. Quanta paura, quanti dogmi. Se rifiutassi interviste, se fossi uno scorbutico, uno che dice no alle cose che non contano ma fanno figo, sarei perfetto per molti. A me i “no”, invece, piacciono da morire, ma solo se durano, li posso dire a tanti, e solo sulle cose grosse.

Non c’è tempo. Un viaggio ha i suoi ritmi. Ripartiamo. La campagna umbra torna a scorrere, nell’ora dei marinai, quella in cui il loro cuore trema. Un’altra vita. Che idea strana cercarla. Forse non esiste. Forse non ne esiste una soltanto. O forse è qui. Altrove.

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173 pensieri su “Un’altra vita

  1. Grazie per il “tifo”, Patrizia. Soprattutto mi meraviglia riuscire a far riflettere 😉
    Mercoledì ho un altro colloquio con la stessa ditta (siamo a 3) e a volte mi sembra di essere in una candid camera.
    Mi piace prendere la vita abbastanza alla leggera, soprattuto se sono in crisi
    Oggi ho portato mio padre nei boschi a cercar funghi. E’ stata una bella giornata ed è stato evitato l’argomento lavoro (che è cosa buona e giusta)
    Buona vita a tutti (e sulla vita in questi giorni ho fatto grandi riflessioni)

  2. @sara come vedi simone non ha risposto alla tua domanda se ha ascoltato la canzone, ha fatto una dissertazione non richiesta sul suo concetto di dialettica, una sorta di metadialettica, in cui dimostra, come in un teorema, di dialogare ma di fatto non dialoga

    • hai ragione shiver, ma era solo dimenticanza. Non conoscevo quella canzone. Bruttina direi, ma testo certamente importante, soprattutto per l’epoca. Non mi risulta che abbia generato dibattito, ma magari invece sì. se qualcuno ne è a conoscenza ci dica. ciao!

  3. Fabrizio,che ti devo dire,le immagini della fabbrica Cinese dove si assemblano i pezzi per l’i phone 5 parlano da sole..sono l’emblema del sistema..basta spiegare ai figli e fargliele vedere..anche a bambini piu piccoli,e spiegargli delle multinazionali..della Nestlè per esempio..richiede un pò di tempo davanti a you tube ma ne vale la pena..l’Ikea,la Benetton ,l’industria Mc donald..e le fabbriche di schiavi(ieri Lucarelli ha mostrato le condizioni del lavoro in Asia dove si produce plastica ..tossica). Comunque quando non mi faccio cacciare dai supermercati(vorrei vedere chi ciarla dopo 6 ore di fila con gli occhi che bruciano e la vescica che spinge..a chiedere la grazia di un cambio..vorrei vederle ste professoresse alla sorbona che sentenziano)faccio politica ambientale sul mio teritorio a Roma in un vastissimo municipio contro cubature selvagge e speculazioni edilizie in deroga..presento libri sempre in municipio(Imposimato,Tescaroli,Telese,Travaglio,Nuzzi,De Magistris,Genchi,Ruggero(Beppe) per dirne alcuni e stiamo in contatto per Carofiglio,spero perchè nò di poter presentare anche questo di Simone:-)che è davvero bello)insieme ad altri..precari ma uniti da grande passione e impegno civile,ricordo a tutti che il 18 Ottobre a Roma saremo presenti con il movimento Move on per la notte bianca della Rai ai cittadini,in piu impegno in associazione Laica in difesa dei valori della costituzione(sede storica Garbatella)..ecco perchè un supermercato a contatto di gomito con dei Visor infami e ignoranti e colleghi inermi incapaci di reagire ,anche solo di comprendere di essere sfruttati può andare stretto…a volte i casi della vita,il bisogno ti ci portano per disgrazia in certi posti e cerchi di reggere reggere..fino a che si sbotta..perchè a differenza di altri si è consapevoli..e quindi piu tristi e meno avvezzi a subire.
    Un saluto

  4. ops…, mi correggo, ma il mio pensiero non cambia: che sia stato Simone a introdurre in Italia il DIBATTITO sul DS mi fa sorridere.
    Simone, sai bene che, nonostante tutto, ti stimo: anche se mi accusi di far finta di sbagliarmi e di non capire…
    Piuttosto ti chiedo: hai ascoltato la canzone di Modugno? conoscevi? piaciuta? 1972…!

    • Sara, non essere d’accordo su alcune cose non impedisce la comunicazione, anzi, la rende istruttiva, fa ragionare. Non mi crea nessun disagio la dialettica, come non me ne crea il dissenso. Ho avuto scontri durissimi in vita mia, sul lavoro, e anche sui miei libri. Non sono uno che desidera il consenso e basta, mi stupisco sempre quando qualcuno me lo dice. Vorrei vedere quanti di loro si metterebbero in discussione, si aprirebbero a un uno-contro-tutti, dovunque, senza filtri (a parte l’aggressività e maleducazione, che banno), come ho fatto io. A parole tutti molto esigenti, poi se fossero loro qui mi farei qualche risata. Da parte mia non temo le punzecchiature o gli attacchi. Soffro solo quando sono reiterati, su temi già trattati, perché non ce la faccio più a rispondere a tutti (siete tantissimi a scrivere qui, su facebook, direttamente a me o in pubblico) e vorrei selezionare di più. Ma per il resto spero di essere sempre il più disponibile possibile a comunicare in modo autentico, per capire. Io ripenso spesso, anche in modo profondo, a quello che mi scrivete. Ragiono molto anche sulle cose su cui sono sicuro. Cerco di capire motivi, ragioni, di quello che viene detto, a me o ad altri. E’ uno degli effetti del mio cambiamento. Prima non me lo sarei potuto permettere. Se a volte reagisco con qualche insofferenza… beh, scusate. Sono un uomo con tutti i limiti del caso. Ciao!

  5. @Giovanni.
    Assolutamente nessun fastidio, ci mancherebbe altro! Il mio è solo un modo un po’ colorito di esprimermi ed era riferito più altermine “downshifting”.

    Personalmente trovo questi termini inglesi, volti ad esprimere concetti vecchi come il mondo e per cui esistono ampi equivalenti nella propria lingua (le mie sono l’italiano, il tedesco e lo spagnolo) un pochino antipatici, per i segunti due motivi.

    1. Vogliono dare l’illusione di novità, di un concetto nuovo, solo perchè espresso in inglese. La propensione alla rinuncia volontaria non è assolutamente nulla di nuovo o attuale. E’ un comportamento presente nell’uomo da millenni ed in molteplici ambiti; basti pensare ai monaci buddisti, agli eremiti, alle nostre nonne, ai seguaci di confucio, alle scuole steineriane, ecc., ecc.

    2. Il termine inglese fa moda e quindi attira su di se tutta una serie di commenti e critiche, quando invece io penso che la propensione individuale alla rinuncia sia una cosa molto seria, intima e foriera di grandi soddisfazini, che nulla ha a che vedere con quello che nella nostra società consumistica è il colaudato meccanismo pubblicità -> acquisto -> breve soddifazione effimera.
    Un mio amico ingegnere è venuto quest’estate a fare una veleggiata con me e parlando di crisi e conseguenze della medesima, egli ironicamente mi ha chiesto: “ma che minchia significa “downshifting”.

    Di conseguenza laddove io sento la parola “downshifting” mi si drizzano le antenne e mi viene il dubbio che coloro che lo promuovono, non fanno altro che promuovere un nuovo “prodotto” alla moda secondo il collaudato meccanismo sopra descritto.

    Dulcis in fundo non mi piaccioni le parole inglesi quando sostituiscono parole equivalenti in italiano od in qualsivoglia latra lingua. Vorrei che anche qui ed altrove si segua l’esempoio francese che limita il più possibile i termini stranieri ed utilizza invece quelli della propria lingua.

  6. @Sara:
    di nulla, figurati. Magari se ne leggessero di piu’ di commenti ‘provocatori’ come il tuo, il messaggio purtroppo e’ semplice e chiaro:
    oggi c’e’ tanta gente , in Italia (ma penso anche negli altri paesi..) che, come si diceva una volta, si lamenta del ‘brodo grasso’, ovvero, c’e’ si tanta gente che non ha nell’immediato la possibilita’ di rinunciare ad un lavoro, o comunque di ridurre le ore di questo, ma ce n’e’ tantissima (forse di piu’) che crea da sola le condizioni della sua infelicita’, mentre usando la testa, avrebbe tutte le capacita’ ed i mezzi non dico per fare in due e due quattro solo quello che gli pare, ma almeno di iniziare a ‘scalare la marcia’ (downshifting appunto..).
    Oh, saro’ io che forse ormai di esperienze di lavoro (e di conseguenti batoste..) ne ho gia’ fatte parecchie, ma mai al mondo lavorerei come uno schiavo, solo per poter far credere agli altri che io ho di piu’, andando in ferie 15 giorni in agosto in villaggi vacanza stra-affollati, o correndo dietro alle stupidissime mode che ogni 3×2 tirano fuori. Mi spiegate cosa serve avere un SUV a Milano, o in citta’ comunque? O cambiare il cellulare ogni 4 mesi spendendo piu’ o meno 500-600 euro a volta? O avere l’iPad per navigare, avendo gia’ a casa un pc, magari anche il notebook, e pure lo smartphone via..?
    Che gusto c’e’ a spendere 5000 euro per 15 giorni dall’altra parte del mondo, se poi ce si li passa sigillati in una realta’ fasulla confezionata apposta per il turista, che si chiama ‘villaggio vacanze’. “Vado in Thailandia, per il mare..” … cioe’, spendi 4000-5000 euro per andare dall’altra parte del mondo, per il mare, quando basta arrivare in Sardegna, per avere il mare piu’ bello del mondo? E allora e’ quando sento di queste cose, che mi viene difficile credere alla crisi, ed alle lagnanze di molti. Il 75% delle persone, e’ causa della propria mancanza di liberta’, e nemmeno se ne accorge, e quando qualcuno tenta di farglielo notare, amichevolmente, con esempi concreti, questo viene squadrato da cima a fondo come lo ‘sfigato di turno’… Il problema e’ che i veri sfigati sono quelli che lo squadrano …

  7. Mi associo all’idea delle FAQ! urgentissime:
    1) quelli che… “sei solo un fighetto con la barchetta”
    2) quelli che… “parli bene tu, che non hai figli”
    3) quelli che… “evidentemente hai le spalle coperte e vivi di rendita”
    Scusate, il tono è scherzoso, nessuno se la prenda, io per prima “ho peccato”, cioè mi sono fatta le stesse domande / sospetti / illazioni, anzi molte di più: credo siano dei nodi inevitabili da sciogliere per chi si rivolge al DS.
    Poi piano piano ho trovato le mie risposte, sfogliando i libri e soprattutto leggendo il blog, quindi meno male che è “ripetitivo”: perciò grazie a tutti, a chi fa le domande pubblicamente (io non avevo il coraggio) e a chi risponde
    PS approfitto del post e dello spazio concesso dal padrone di casa per un mio personale saluto e un in bocca al lupo a Dona: le “puntate” della tua vicenda mi appassionano (faccio il “tifo” a distanza) e i tuoi post mi fanno riflettere, grazie!

  8. Che sia stato Simone a introdurre in Italia il DS mi fa sorridere.
    Quanti autori, dai classici di secoli fa ai oiù e meno contemporanei, hanno lanciato il messaggio DS prima di lui!
    E c’è anche chi, nel looontano 1972, l’ha lanciato cantandolo…: il grande Domenico Modugno che vi invito ad ascoltare: la canzone ‘DS’ si intitola “Un calcio alla città”…
    http://youtu.be/gjK41hZpaLU

    Buon lunedì e buona settimana a tutti da sara (non quella del supermercato, ma credo non sia necessario specificarlo…)

    • Mi pare che sia stato detto “introdurre il dibattito” non “introdurre il DS”. Vedo che continuiamo a far finta di sbagliarci, non capire… Mah!

  9. Mi piace tantissimo l’idea delle FAQ – risparmierebbe a tanti lettori tanti post noiosissimi, Simone perchè non ci pensi?
    E concordo con Stefano, probabilmente tante critiche sono dettate da invidia o paura.

  10. Concordo su quanto dice Andrea. Ma aggiungo anche che in molte delle critiche che riceve Simone si vede fin troppo chiaramente un miscuglio esplosivo di invidia e paura. Sono cose che fanno perdere credibilità a molti dei dibattiti. Quando qualcuno scrive per motivi più sereni il tono delle domande, anche aggressive, è molto diverso. Anche rispondere a questi non deve essere semplice. Sarebbe bello vedere cosa accadrebbe a ruoli invertiti.

  11. Premesso che non ha certo bisogno di avvocati difensori, credo che Simone vada rispettato e apprezzato se non altro per due motivi:
    a) il RUOLO che, anche solo simbolicamente, la sua presenza ricopre; Simone ha di fatto introdotto in Italia il dibattito sul DS e questo, al di là dei suoi comportamenti successivi (che sono “suoi”), è motivo sufficiente per rispettarlo a-priori; ignorare questo aspetto significa fare un torto, oltre che alla storia contemporanea, anche alla propria intelligenza.
    b) la PAZIENZA che quotidianamente dimostra nell’assecondare una critica spesso vacua, destrutturata e non finalizzata al “messaggio”, pubblicando e commentando messaggi privi di ogni approccio costruttivo.

    Quanto al significato di downshifting, la mia sensazione e la mia esperienza personale mi suggeriscono che esso debba necessariamente avere a che fare con una “intenzionale abitudine alla rinuncia”. In tutti gli ambiti e in tutte le forme.
    In quanto tale, è quindi un concetto RELATIVO, non ASSOLUTO.
    Puoi fare DS partendo da uno stipendio di 5000€, rinunciando per esempio a fare certi tipi di vacanze e dedicando un po’ del tempo libero al volontariato. Oppure, puoi decrescere con uno stipendio di 1’300€, e rinunciando – che ne so – alla televisione, guadagnando così in salute mentale e acume critico.
    In ognuno dei due casi, accomunati dall’esperienza della rinuncia, si attiverà un circolo virtuoso che porterà sempre più a essere soddisfatti con sempre meno.
    Chi non ha mai (davvero) provato, non può avere idea di cosa questo significhi. Può limitarsi a commentare l’esperienza degli altri…
    Un saluto.

  12. @michael: scusa, ma ti ho per caso dato fastidio? Se si’, sappi che non era neanche lontanamente nelle mie intenzioni.

    Quella dello scatolame credevo fosse comprensibile, ma visto che non lo era te la spiego:
    Un terreno e un pozzo servono ad autoprodurre cibo a tempo indeterminato. Lo scatolame, una volta finito, e’ finito. Dunque meglio terreno e pozzo dello scatolame (quello citato da Andrea)

    Iil che voleva significare che sono d’accordo con te (e Andrea) sul fatto che moltomprobabilmente ci aspettano tempi duri e traumatici.

    Sui termini, anche a me la parola “downshifting” proprio non piace. Ma tant’e’, la usanaomtutti. Quanto all’arcano modo in cui avrei appreso il suo significato, nonché quello di decrescita, e’ presto detto: leggo tanti libri, tra cui anche quelli di Simone. E mi pare che gli interventi di tutti qui sul blog interpretino i due termini alla stessa mia maniera.

    E comunque, quella roba li’ del downshifting non e’ essere costretti dalle cistico stanze a tirare la cinghia, ma scegliere spontaneamente di farlo. Che, direi, e’ tutta un altra cosa.

  13. Purtroppo la storia ci insegna che la minore disponibilità di risorse ed energie innesca una cosa sola: la guerra. La guerra nella speranza e nel calcolo più o meno arrischiato di accaparrarsi maggiori quantità di risorse ed energie a scapito di altri.

    Sul piano individuale concordo pienamente con il fatto che ciascuno determina priorità e valore delle differenti risorse (economiche, spirituali, affettive, di benessere fisco) in modo soggettivo. E generalmente è facile che alcuni scoprano, ma non certo da ora, bensì da quando esiste la storia umana, che la rincorsa delle sole risorse materiali (economiche) non porta alla felicità e neanche alla soddisfazione del proprio ego.

    Saranno poi la forza di volontà, le effettive possibilità date dalle circostanze e naturalmente anche le doti e capacità di adattamento a consentire ad alcuni di inseguire con successo e soddisfazione interiore le proprie aspirazioni ed idee ed alla sera di andare a letto contenti di quanto combinato, anche al freddo e senza riscaldamento ;-).
    Ma anche in questo a mio avviso non vi è nulla di nuovo, ne di rivoluzionario.

    In ogni caso penso sia abbastanza certo che la disponibilità (o limitatezza) di risorse materiali ed energetiche determini l’evoluzione della civiltà umana ed il suo percorso di massima, a prescindere dal comportamento, pur lodevole, di alcuni singoli.

    Nei momenti di ristrettezze si arriva inevitabilmente a conflitti, anche aspri, che tuttavia liberano nuove risorse ed energie emotive e determinano nuove spinte di innovazione tecnologica.

    Pensare che si è vicini al capolinea per quanto riguarda le possibilità di trovare nuove fonti di energia e nuove soluzioni scientifiche prima e tecnologiche poi per i più svariati problemi, fra cui in primis quello della alimentazione del grande numero di umani, non è a mio avviso solo pessimismo, ma anche un poco di ingenuità. 🙂

  14. ..mi ha saltato il primo commento e non sò che fine abbia fatto comunque facevo riferimento ad un articolo di Massimo Fini di ieri al fatto quotidiano: Torniamo al medioevo”da leggere e della solidarietà che ieri ho avuto modo di esprimere a Landini(a Vasto,300km in Pulman ad andare e 300a tornare..ma ne è valsa la pena)per avere difeso le posizioni fiom e non aver fatto accettare quello schifo di accordo..e che nonostante fossi dispiaciuta per le sorti di fiat..etc etc è scritto sopra.
    Un saluto a Fabrizio e grazie per l’approfondimento al mio commento,forse un pò provocatorio:-)MA TU HAI COMPRESO PERFETTAMENTE. CIAO

  15. per le sorti di fiat da una parte la lezione spero sia a rrivata agli operai che invece di schierarsi per l’appunto con Fiom hanno accettato condizioni di lavoro imposte e che li danneggiavano firmando si al referendum..ecco come il padrone ripaga il mercenarismo..li ha puniti ugualmenteb e li licenzia..la vigliaccheria è pagata cosi..non dovevano accettare e stare al fianco dei compagni che lottavano..

  16. Sara. La prima,quella del supermercato.Rispondo a Fabrizio,grazie per l’approfondimento al commento,hai centrato in pieno il messaggio che ho voluto mandare in un commento provocatorio..ieri un bellissimo articolo sul fatto quotidiano di Massimo fini:”torniamo al medioevo”che evoca Duns Scoto : “Il tempo è di Dio e quindi di tutti e non può perciò essere monetizzato e fatto oggetto di mercato”…noi moderni sia operai sia impiegati sia operatori del terziario vendiamo ad altri piu che le nostre energie il nostro tempo la nostra vita a parte pochi privilegiati siamo tutti schiavi salariati(Nietzsche).Ci siamo messi in condizioni tali che in molte situazioni siamo costretti a scegliere tra la vendita del nostro tempo senza la quale non possiamo sostenercie la salute(Ilva Docet). Ieri mi sono fatta 250 km ad andare a Vasto e 250 a tornare(Pulman)per poter parlare con Landini a Vasto e ci sono riuscita ..gli ho espresso solidarietà per la Fiom(erano presenti anche dei ragazzi fantastici dell’Alcoa)e ribadito il fatto che pur dispiacendomi per le sorti di F

  17. si simone scusa per quella che chiami lezioncina sui dubbi che portano cose belle, scusa se ti hanno posto delle domande cui ha già risposto nelle lezioni precedenti, torno a posto e mi procuro gli appunti.
    ti lascio ai “simone sei un grande” “simone sei un mito” questi li reggi bene.

    a mio avviso hai solo cambiato lavoro, non devi mettere la giacca e puoi goderti i diritti d’autore dei libri e le belle veleggiate pagato, le trasmissioni televisive, sei riuscito a far fruttare il personaggio che hai disegnato intorno a te. si sei un grande.. nel settore marketing!

    • beh, se sei interessato a qualcosa e sai che l’ho già detta e ripetuta mille volte dovunque, non è un’offesa dirti di cercartelo e guardartelo. Comunque, ok, anche a monte di questa ricerca (che evidentemente poco ti interessa, mi sembri più interessato ad affermare che a capire), hai già la tua opinione. Non è grave, neppure strano o offensivo. Ognuno la pensa a modo suo, si informa o non si informa come crede. A me basta che domani, lunedì, come oggi, domenica, le cose vadano in un certo modo: quello che speravo, per cui ho vinto le mie paure, ho pagato i miei prezzi, quello che ancora mi sfida con domande irrisolte che sono fermamente intenzionato a comprendere. Buona settimana. ciao.

  18. Infatti…
    Lo scalare marcia é praticabile anche in una fase espansionistica dell’ economia. A tal proposito, mi torna in mente la figura di certi surfisti che romanticamente esploravano vari paesi in cerca dell’ onda perfetta, del pipeline indimenticabile, scoprendo nuove località e facendo da apripista per quello che sarebbe divenuto poi un turismo di massa. Prima che il surf diventasse una fonte di guadagno per via delle competizioni, premi in denaro, sponsor chi praticava tale sport lavorava quel tanto che gli serviva per tornare a stare in acqua nei mesi successivi.
    Lo scalare marcia si riferisce ad un bisogno interiore, al potere vivere emozioni, interessi che una esistenza eccessivamente incentrata sul lavoro non consente di fare affiorare.

    La decrescita riguarda le condizioni ambientali, esogene ai desideri dell’ individuo, in cui ci troviamo a vivere e potrebbe essere una risposta obbligata e subita oppure addirittura incoraggiata e accettata (da pochi, ritengo).
    Riguardo la questione che pone Michael, ovverosia le chance che avrebbe l’ umanità se disponesse (probabilmente in un tempo piuttosto futuro) di più energia, più tecnologia, più mezzi, io credo che li userebbe senza porsene troppo il problema. Finora l’ ha fatto.
    Se si disponesse di mirabolanti mezzi che si fa, non li si usa?
    Se non tanto l’ umanità, ma più realisticamente parti di essa disponesse di un aumentato ammontare di energia che potrebbe farci?
    Finora la storia ci mostra che alcune popolazioni del pianeta, quelle più civilizzate e avide, non si sono fatte scrupoli a mettere le mani su tutte le nuove risorse di cui venivano a disporre. E il termine sostenibilità é tutto sommato recente nella storia dei popoli sviluppati del pianeta e ritengo non sia preso sufficientemente sul serio.

    • Sono abbastanza d’accordo con Red (e dunque con Carla). Forse sarà la MINORE disponibilità di risorse, energia etc a far porre domande e a innescare il processo di ripensamento necessario al cambiamento dei comportamenti. Io da quando ho meno risorse (volontariamente), faccio una vita diversa sia per scelta che per necessità. La cosa bella è scoprire che le minori risorse disponibili (in alcuni casi nulle o pesantemente inferiori a prima e alla media) non determinano peggioramento della qualità della mia vita ma miglioramento. E ancora: anche quando determinano un peggioramento (il freddo invernale è oggettivamente peggio del tepore o del caldo [anche perché sono molto freddoloso]) nel bilancio complessivo (che non è solo quello del comfort) sto meglio.

  19. Il DS nasce prima di tutto nelle nostre teste. Quando non sei felice di quello che fai, del tempo che non hai, delle vacanze dettate da un calendario uguale per tutti.
    Poi la vita ti porta a fare delle scelte. Oppure quelle scelte arrivano proprio perchè sono nate nella tua testa e le hai coltivate, coccolate, sognate, desiderate.
    La ricchezza è un concetto relativo.

    Leggete qui:
    http://blog.libero.it/ripopolasadali/view.php?reset=1&id=ripopolasadali

  20. E’ ovvio che la decrescita si riferisce ad un elemento economico-consumistico e questo è da considerarsi esterno all’individuo e riguarda la società tutta.

    Il ds, che se traduciamo banalmente viene fuori scalare marcia quindi rallentare, è riferito alle scelte di vita che non implicano corse pazzesche per “avere”…..ma percorsi lenti che ci lasciano il tempo per “essere”.

    Ciao. Giancarlo

    • Luca, non sai come sono solidale con queste storie. Nel mio ultimo romanzo descrivo fenomeni come questi, che hanno una parte importante nella storia. Grazie, comunque, per aver segnalato queste storie. ciao!

  21. Sia chiaro, tuttavia, che ancorchè mi piaccia il termine “decrescita”, naturalmente non credo affatto che con esso si possa descrivere il destino dell’umanità.
    Magari qualcuno decresce, qualcun altro ristagna, mentre altri ancora crescono a ritmi sostenuti. In ogni caso, nel medio-lungo termine il progresso umano è destinato a crescere, inevitabilmente ed inesorabilmente.
    L’alternativa sarebbe una soltanto: l’estinzione della specie, ma la credo assai poco probabile.

    Come già detto, si va incontro ad un periodo traumatico, che senz’altro farà pensare a coloro che lo vivono (o lo “muoiono”) in pieno ad una decrescita. Tuttavia, ad esso seguirà una crescita che oltrepasserà senza dubbio i limiti precedenti, come sempre è stato nella storia umana.

  22. @Giovanni.
    Mi devi scusare, ma quella dello scatolame e del pozzo non l’ho capita. Me la spieghi?

    Per quanto attiene alla terminologia invece sorrido, in quanto trovo abbastanza inutile e superfluo inventare neologismi, per di più inglesi, per definire situazini e/o concetti, che senza problema alcuno e con grande chiarezza per tutti, possono essere espressi in italiano (per chi parla italiano) o in tedesco o spagnolo per coloro che parlano codesti idiomi.

    Dove ed in quale arcano modo hai appreso che “downshifting” (in italiano: stringere la cinghia, accontentarsi di meno, evitare gli sprechi e SPENDERE MENO) sia un processo individuale, mentre decrescita invece un debba essere un processo collettivo?

    In tempi di vacche magre, inevitabilmente, molti sono costretti volenti o nolenti a stringere la cinghia; nihil sub sole novum. Se qualcuno questo concetto antico come il mondo lo vuole chiamare “downshifting”, perchè “fa figo”, naturalmente è libero di farlo, ma sappia che il concetto può essere espresso egregiamente anche utilizzando la lingua italiana 😉

    Che si possa vivere con meno e persino più contenti e soddisfatti (andando a letto la seracontenti di quello che si è combinato) naturalmente è fuor di ogni dubbio ed è senzìaltro un’antica, antichissima verità. Non occorre nessun neologismo e nessuna moda per confermarlo, mentre senz’altro occorrono esempi e qualcuno che lo dica, chiaro e tondo, come egregiamente fa il nostro simone. E ben venga che lo dica anche attraverso quello che volente o nolente per ora è ancora il mezzo di comunicazione prncipe ai nostri tempi, ossia la tv.

    In buona sostanza, mi piace il termine decrescita, mentre aborro “downshifting”, in quanto nonsignifica assolutamente nulla, o almeno nulla di nuovo sotto il sole.

  23. Eheh in effetti non sarebbe male x Simone inserire delle FAQ, tanto in questi 2-3 anni (da quandoo seguo il blog e letto i libri)le domande che gli rivolgono sono sempre le stesse:

    1)Hai solo cambiato lavoro

    2)Adesso lavori più di prima

    3)il downshifting è roba da ricchi

    Mi so’ scocciato pure io a leggerle…
    Saluti

  24. Ho letto che, secondo alcuni, basti ‘andare a dormire la sera contenti di se stessi’.
    Uno per tutti, Anders Breivik, che dopo l’efferata strage di ben 77 giovani ragazzi norvegesi ‘è andato a dormire contento di se stesso’, e ancor più contento sarebbe stato se ne avesse uccisi di più visto che ha voluto porgere le sue scuse ai militanti nazionalisti in Norvegia e in Europa per non aver ucciso molte più persone…
    Lo so, ho estremizzato, ma il vostro ‘basta andare a letto contenti’ lo trovo relativo.
    Lieta domenica a tutti!

  25. Caro andrea, vedo che sei sostanzialemnte sulla mia medesima lunghezza d’onda. Anche io penso che inevitabilmente l’antico proverbio “momo homini lupus” troverà ampia conferma nei prossimi lustri.

    In effetti io penso non vi sia neanche un momento ora o in passato in cui esso non venga confermato e riconfermato. Basti pensare a quello che succede da anni nella disgraziaa area dell’afganistan e dintoni, a quello che sta vivendo il popolo siriano o quello libico, etc, etc.

    Sino ad ora negli ultimi decenni questi “incendi”, tanto abituali nella storia umana, hanno risparmiato il cosidetto primo mondo occidentale (salvo forse qualche episodio terroristico). Ma nel momento in cui le risorse inizierano ad essere limitate e la rinuncia a privilegi e comodità materiali, ormai abituali da oltre una generazione, inizierà a profilarsi seriamente, il ricorso alla violenza ed alla guerra sarà, aimè, inevitabile.

    Non tanto perchè sia l’unica soluzione logicamente possibile, ma perchè purtroppo chi tira le fila del potere non avrà più nessun interesse ad evitarla ed, anzi, preferirà scatenare l’incendio nella sparanza di un sostanzioso tornaconto a breve termine.

    Non vi saranno purtroppo “downshifter” che tengano. Gli antichi e collaudati meccanismi della strumentalizzazione delle masse e manipolazione delle informazioni scateneranno una guerra globale. Guerra globale che costerà un’infinità di vite umane e che, come unico “effetto collaterale” positivo, avrà quello di accelerare sensibilmente lo sviluppo di nuove tecnologie e rivoluzionarie fonti energetiche.

    E’ assai improbabile ed ingenuo pensare che i “signori del petrolio” cedano tanto facilmente l’immenso potere detenuto grazie al controllo della primaria fonte energetica planetaria. Essi si opporranno in tutti i modi possibili alla loro detronizzazione e certamente prenderanno in considerazione senza battere ciglio anche il dimezzamento (ed oltre) della popolazione umana nel intento di prolungare il più possibile il loro dominio.

    Tuttavia, una volta scatenato l’incendio, sarà assai difficile anche per loro guidarne gli esiti e controllarne le conseguenze. Senz’altro emergeranno fonti energetiche antagoniste. Le carte saranno ampiamente sparigliate ed il futuro diventerà estremamente imprevedibile anche per i grandi capitalisti e per i grandi centri di potere.

    L’uomo, quando vi è costretto da contingenze drammatiche (leggi guerra), risolve assai celermente i problemi scientifici e sviluppa in tempi impensabilmente rapidi nuove soluzioni tecnologiche. Ciò è indubbio.

    Il quadro planetario è a mio avviso assai più fosco di quello che attualmente appare. In un contesto del genere cosa può fare il singolo? Forse solo cercare di andare a dormire contento di se stesso alla sera.

  26. @ Andrea e Michael: più che scatolame, del terreno e un pozzo. E munizioni, si’.

    @ Simone: Scusa se mi permetto, ma perché non scrivi un FAQ?

    @ Donà: non sei tu ad essere tonta. Sono in tanti a credere che il downshifting sia qualcosa di romantico, tipo vivere in infradito su un’isola caraibica cibandosi di frutti esotici e non facendo niente da mane a sera. Poi c’e’ anche confusione tra downshifting (che e’ un processo individuale) e decrescita (che e’ un processo collettivo).
    Il primo per definizione non può essere applicabile se non ai singoli e necessariamente con modalità che variano di caso in caso.
    La seconda invece, se ci sarà, sarà imposta dalle circostanze all’intera società, e starà alle società decidere se governarne i processi o subirli, con le inevitabili conseguenze, più o meno cruente.

  27. PS: e alla fine, Sara, siamo praticamente coetanei, io ne ho 41,e ti posso ben capire quando descrivi la situazione degli anni 80 e 90: me li ricordo bene anche io, quando i figli di papa’ giravano in centro ogni pomeriggio, col piumino ed il motorino, le Timberland ai piedi, e 50mila lire sempre pronti nel portafoglio… I genitori in giro con l’ultima Mercedes uscita, e zero problemi. E squadravano, quando chi, come me, arrivava magari affannato a farsi un giretto, senza pretese, magari solo il sabato pomeriggio, ma con una bici scassata, con indosso i jeans del mercato ed una maglietta qualunque, con in tasca 5000 lire, che dovevano bastare per una settimana intera. Si perche’ poi, gli altri giorni, si stava in casa a studiare, prima, e a sistemare casa poi, visto che mamma e papa’ erano fuori al lavoro fino a sera.
    C’e’ chi come me, te e molti altri ha imparato presto a risparmiare, e in eta’ relativamente giovane e’ andata a lavorare, piano piano ci si e’ creati il piccolo risparmio, con cui, con un po’ di coraggio, ci si e’ sistemati per il futuro (casa).
    Oggi i figli di quei viveur degli anni 80 li si vede in giro a sbandierare che e’ giusta l’IMU, perche’ chi ha una casa e’ ricco secondo loro, che la casa magari a 40 anni la stanno pagando con un mutuo, omettendo pero’ la loro gioventu’ di sprechi e sollazzi.
    Capisci? Chi si e’ fatto il culo, cercando di migliorare la sua mediocre condizione di vita, oggi secondo questi geni dovrebbe farselo ancora di piu’, perche’ lor signori, spendendo e sputtanando a 4 mani, non ne hanno avuto abbastanza per farsi anche loro la casa, e allora giu’ a farla pagare a chi invece si e’ dato da fare.
    E’ l’Italia, come sempre: si insiste su chi gia’ tira il carro, quelli che invece bighellonano e scialacquano, difficilmente vogliono cambiare il loro modo di fare, la colpa semmai la danno sempre agli altri.
    Conosco gente che in 20 anni ha cambiato 20 auto, una piu’ costosa dell’altra, hanno gettato al vento MILIONI, con cui una casa se la sarebbero potuta fare.. ma nulla !! Oggi pero’ vorrebbero considerare ‘ricchi’ coloro che si sono fatti un tetto sulla testa, rinunciando alla gioventu’: io invece , metterei tasse astronomiche a chi come questi ‘lungimiranti’, spende e spande in cavolate. Cambi auto? Con una di lusso ? Tu devi pagare tasse astronomiche, non gente che ha lavorato e si e’ sacrificata una vita, per avere un tetto sulla testa, tetto che oggi in tutti i modi vogliono cercare di spremere…
    E prendendo ad esempio quello che dicevi sull’iPhone 5, bastarebbe venire dove lavoro io, per tastare lo squallore in cui la gente cade, senza rendersene conto: come gia’ detto altre volte, lavoro nel settore ortofrutta, e sapeste quanta gente ogni giorno ne ha una per lamentarsi del prezzo di questo o quell’ortaggio, cresciuto di ben 10 centesimi al kg!! Poi, ohibo’, squilla il cellulare di lor signori, e cosa ti tirano fuori? L’ultimo smartphone, minimo 700 euro di inutilita’, dalla borsa firmata (ovviamente, non sia mai…). Ma vergognarsi no eh ??

    Buona vita a tutti !! 😉

  28. Dopo essermi letto tutti i commenti di questo post ‘scatenante’, i complimenti li voglio fare, tutti, e di cuore, alla Sara del commento del 19/09/2012 at 17:52 ( http://www.simoneperotti.com/wp/2012/09/18/unaltra-vita/comment-page-1/#comment-46810 ).
    Sei una GRANDE !!
    Oggi si abbassa troppo spesso la testa per tenersi 4 briciole di stipendio, in lavori massacranti, umilianti, noiosi, logoranti, il tutto per cosa ? Per mantenersi in linea con un sistema destinato al collasso, perche’ a quello si arrivera’, un sistema che ci vorrebbe produttori degli stessi beni che poi ci invoglia a comprare compulsivamente. Davvero, sei una grande, senza tanti giri di parole ti sei riappropriata della liberta’ che tutti dovrebbero avere !! Basta poco, basterebbe davvero ragionare con la testa, senza tenerla sempre infilata in giornali, tv, media, che ce la riempiono di ca**ate, di cose che ci renderanno dipendenti a vita.
    Anche io ho negli anni fatto le mie scelte, sono passato dal lavorare 50-60 ore a settimana con responsabilita’ sulle spalle, ad un part-time di 23 ore, senza ‘gradi’ o livelli, senza alcuna responsabilita’ se non quella di fare il mio lavoro onesto, senza ne dormire ne strafare… ci vivo, la casa ce la siamo sistemata negli anni, grazie anche ai miei genitori che mi hanno insegnato a vivere con poco sin da quando avevo 12-13 anni. Non so se si possa definire downshifting il mio, certo e’ un riappropriarsi della propria liberta’ e della propria vita, alla faccia di chi ce la vorrebbe far passare tutta al giogo !!

    Un abbraccio sincero..

  29. Probabilmente sono soltanto molto dura di comprendonio, ma continuo a non capire il punto della questione.
    Perciò preferisco chiedere e passare da stupida completa:
    non ho capito se la “querelle” che puntualmente si ripropone è causata dall’idea che ognuno di noi ha di DS (perché al di là dei libri e delle teorie, ognuno di noi ha una visione precisa di cosa è il DS e cosa dovrebbe fare un downshifter) oppure se il problema è il fatto che Simone non porti avanti la sua scelta in silenzio, ma abbia deciso di pubblicizzare e “fare cose”

    grazie a chi volesse chiarire il dubbio
    buon fine settimana

  30. @Michael
    La tua domanda ad Andrea mi ha fatto pensare a una caratteristica fondamentale di come funziona l’ economia moderna; ma era così anche nei secoli passati. Le nazioni ricche non lo sono in maniera omogenea nel loro territorio, così come non lo é la distribuzione della ricchezza fra la popolazione. Bisogna parlare di distretti, ovvero di aree che in virtù di risorse naturali o (o assieme ad ) di capacità di ingenio e amministrazione tipiche di ceti più eruditi sono in grado di attrarre verso sè ricchezze, risorse, cervelli in fuga, aziende, persone con disponibilità economica.
    Negli USA ci sono territori con popolazione con reddito risicato (quelle che secondo un certo linguaggio vengono definite “depresse”). É vero che in India, dove non c’é lo stesso reddito pro capite che in America, ci sono zone con distretti industriali, eccellenze abitative che costituiscono delle isole di privilegio rispetto al territorio più vasto. In fin dei conti c’é una disomogeneità anche fra i quaritieri di una grande città!
    Penso che la decrescita avverrà in maniera differente a seconda delle differenti zone del pianeta, si avranno distretti in cui la decrescita sarà meno traumatica ed altre aree dove i conflitti saranno evidenti. D’altra parte anche lo sviluppo non é avvenuto così? Si é concentrato in determinate nazioni che drenavano ricchezza a scapito di altre, ne é un esempio l’ esperienza coloniale. É onesto rilevare che a volte le nazioni rimaste svantaggiate si sono ritrovate così per merito di loro scelte miopi.

  31. Simone,
    forse sono stato sintetico nell’evidenziare gli aspetti del tuo nuovo lavoro ma forse è il solo modo per far capire che in effetti è cosi…

    Il fatto che lavori il 15% rispetto al 90% di prima…..
    ma le attività “piacevoli” come andare in barca, scrivere un libro
    scrivere in questo forum, le conteggi???
    Non le consideri lavoro??

    Guarda che in tutto questo non c’è nulla di male anzi…
    Ti dirà di piu’: in questo momento credo che di meglio non si possa
    fare, è molto difficile anche solo pensare di uscire realmente dal sistema!

    L’unica cosa che non condivido realmente è il fatto che questo approccio
    posso essere applicato su larga scala. A mio avviso sono necessari requisiti stringenti:

    -una discreta disponibilità economica iniziale;

    – il tempo per capire

    – una capacità creativa /hobby/passioni che si possono trasformare in
    prodotti/servizi da offrire al mercato…

    -una capacità elevata di comunicazione per supportare il proprio mercato

    -forse una famiglia e dei figli possono rappresentare un difficoltà aggiuntiva

    ciao e complimenti per tutto….
    giulio

  32. @ michael
    intanto grazie per la fiducia, michael.
    quanto alla domanda che fai nella seconda metà del tuo commento, credo che la risposta sia in buona parte… nella prima metà! 😉
    nel senso che, per capire quale intonazione assumerà la decrescita (armonica / traumatica, semplifico), sono convinto che tutto dipenda da come le persone sapranno INDIVIDUALMENTE prepararsi ad essa.
    non credo assolutamente nell’efficacia di “ricette” preconfezionate e imposte dall’alto. citando proprio TE, tutto dipenderà da quante persone, la sera, sapranno andare a dormire “contente di se stesse e di quello che hanno combinato”. parole sante.
    detto questo, credo che la percentuale di persone che sapranno farlo, sarà molto bassa, soprattutto quando le criticità (economiche e sociali) subiranno inevitabilmente un giro di vite.
    il padre di un mio amico (entrambi avvocati) sai cosa dice che occorra fare, per affrontare il declino? fare scorte. sai di cosa? scatolame e… munizioni!
    E’ ovviamente una sarcastica provocazione, ma sono convinto che, mai come nei prossimi anni, il detto “homo homini lupus” si rivelerà purtroppo fondato…
    ciao

  33. Quante assurdità si leggono su queste pagine.

    Io dico solo una cosa: fortunato, bravo, capace, intelligente è colui che riesce a fare quello che gli piace ed alla sera va a dormire contenti di se stesso e di quello che ha combinato. Tutto il resto son chiacchiere. Se poi lo pubblicizza in un libro, in tv o dove gli pare e piace, non ci vedo assolutamente nulla di male. In fondo l’uomo è animale sociale e comunicare è per molti un’esigenza irrinunciabile.

    Andrea, ho letto con interesse il tuo blog e prontamente mi sono iscritto. Condivido in buona parte quello che dici, ma mi faccio una domanda fontamentale. Tu sei ottimista sul futuro prossimo, ossia credi in una descrescita incruenta o pensi, come me, che vi saranno passaggi altamente traumatici?

  34. Credo anch’io che Simone abbia solo cambiato lavoro e che tutto questo blog, come le presentazioni dei suoi libri, le partecipaziioni alle trasmissioni TV e radio (Rai,…) sia un modo di comunicare
    e far conoscere oltre alle sue idee anche
    i suoi prodotti (Libri..) e servizi (scrittore sui quotidiani, vacanze in barca a vela,….). Un lavoro molto ma molto piu’ bello del fare il manager in un’azienda!
    Che questo abbia a che fare con il DS ho qualche serio dubbio….

    ciao
    giulio

    • Giulio, anche questa è una cosa a cui ho risposto centinaia di volte. Sono cambiati il luogo dove vivo, la mia giornata tipo, le persone che frequento, i ritmi, le motivazioni con cui faccio le cose, il lavoro-per-campare ora è il 15% del mio impegno mentre era il 90%… sono passato da avere uno stipendio fisso a non avere alcuna certezza di entrate, dall’avere una pensione a non averla più… è cambiato il cibo che mangio, come spendo i soldi, la temperatura nella mia casa… è cambiato il tempo che dedico alle cose fondamentali della mia vita (prima era meno del 10% ora è prossimo al 90%), è cambiato il periodo in cui viaggio, quanto viaggio, dove vado… ho cominciato a fare cose che non avevo mai fatto, come avere un orto, costruirmi le cose, ristrutturare la mia casa, fare la legna, e ho ricominciato a studiare, solo le cose che mi interessano, come i pirati del ‘400 e del ‘500 nel Mediterraneo… ma soprattutto è cambiato il mio approccio alla vita, ciò di cui il mio mondo interiore si occupa, si ciba, il tempo per la meditazione, il tempo e i modi della solitudine… è cambiato il sentimento verso la mia storia, dal senso di colpa per l’alienazione di non fare ciò che dovevo alla soddisfazione di occuparmi solo di quello…

      Se a te questo (e tantissimo altro) sembra di poterlo sintetizzare come hai fatto, ok. Ciao!

  35. no Simone non è vero che rispondi a tutto.. tu stesso hai detto che chi ti critica non è utile, ma aggiungerei che è anche dalle critiche che nascono i dubbi, e dai dubbi vengono fuori cose belle..

    potresti rispondere pedissequamente alle osservazioni che nei post precedenti ho fatto io o altri… invece di tagliar corto come ti ho visto fare in questi commenti..

    io penso principalmente che partivi da una posizione troppo comoda per considerare il tuo percorso di downshifting un idea adattabile a vari standard di vita, piuttosto mi sembra un percorso improponibile a chi è già al di sotto della soglia di comodità.. penso inoltre che se vuoi diffondere la tua “idea” per dare un contributo al “non-sistema” devi proporre un modello adattabile a varie fasce sociali, perchè la tua posizione di partenza è troppo comoda ed è facile scivolare in un alone di odio quando la gente pensa a diritti d’autore di libri, programmi in tv, giri su lunarossa, apparizioni al tg e traversate con Soldini… e migliaia sono le altre osservazioni che potrei fare..

    sempre con rispetto ma con

    • appunto Shiver. Alle cose che stai dicendo ho già risposto alcune decine, forse centinaia di volte, sui giornali, qui, su facebook, in privato… Praticamente dovunque. Sono le questioni che in centinaia hanno ripetuto. Ho risposto dettagliatamente, oltre ad aver ricordato che molti di questi punti sono già trattati nei libri.

      Quanto poi alle critiche ti prego di non farmi dire quello che non ho detto, perché diventa fuorviante e faticoso doverti correggere. Non ho mai detto (perché non lo penso) che “chi critica me non è utile”, dunque abbi pazienza ma la lezioncina sull’utilità dei dubbi da cui nascono cose belle risparmiamela. Ho detto che chi si concentra su di me è meno utile.

  36. Simone però tu non rispondi alle osservazioni che ti vengono fatte se queste hanno, a tuo avviso, una valenza destruens.. ma ti assicuro che non è distruttiva la critica anche se è rivolta a te come protagonista delle scelte che racconti al pubblico.
    A volte sembra che tu vuoi proporti come l’autore di un personaggio e le critiche non le accetti perchè il personaggio è tuo e solo tuo. Sbaglio? Sarà così ma
    Io non giudico la persona tua, non clusterizzo Simone Perotti perchè non lo conosco ma faccio delle considerazioni su come il tuo personaggio viene descritto da te e mi fa sorridere quando vieni osannato a profeta (tu? S. Perotti? non lo so) perchè è troppo comodo e facile far scendere il tuo personaggio da manager a uomo “libero” spostando il baricentro dall’azienda al mondo dell’immagine..
    Il personaggio di cui parli non ha fatto nessun downshifting ha solo sbagliato mestiere..e ha avuto il coraggio di cambiarlo 🙂

    buona (tele)visione

    • a me sembrava di averlo fatto Shiver, ma se hai domande o dubbi o critiche che vuoi approfondire, dimmi. Quando trovi un autore che risponde a tutto come me fammi un fischio… Direi che “non rispondo alle critiche” è un po’ difficile da sostenere, non trovi?

  37. Ah, Simone: proprio perché non cerco i riflettori, il mio commento prima di questo (destinato esclusivamente a te) puoi tranquillamente bannarlo. Come questo, del resto.
    ri-ciao

  38. Grazie a te, Simone, per la reciprocità.
    Credo FERMAMENTE anch’io che dal rispetto – e solo da quello – possano nascere i presupposti per una nuova alba di civiltà.
    Quanto al mio blog, della cui “sponsorship” ti ringrazio, è un quasi neonato: se ci verrai a fare un salto, non mi offendo certo! 😉
    Tutto è nato, quasi per caso, avendo conosciuto personalmente Paolo, prima tramite un paio di mail, poi a Treviso alla presentazione del suo libro e infine a un incontro dell’Ufficio di Scollocamento, a cui lui stesso mi aveva invitato per esporre la testimonianza (sicuramente sopravalutandomi! ;-)) del percorso che, con mia moglie, stiamo affrontando.
    Non ho mai cercato i riflettori (non è nel mio stile), ma solo una profonda… conoscenza.
    Ciao

  39. Hai ragione Simone, ‘anche qui, come fuori, il rispetto e il ritegno non sono cosa ovvia’…
    Sii da esempio, tu che, come ti definiscono alcuni tuoi lettori, sei il “padrone di casa” (?!).
    ‘La parola conduce, l’esempio trascina…’

  40. @raf
    “,per no sottostare più ad una situazione di ricatto e schiavismo…sono scelte, scelte di libertà,e vanno sempre rispettate.”

    certo tutte le scelte vanno rispettate, posso prendere una posizione su queste scelte o no? io penso di sì, e non sto urlando a casa d’altri (come qualcuno accusa altri, ma in un blog dove ci sono dei post pubblici e dei commenti si può dire come la si pensa (basta non offendere).

    ci sono varie centinaia di persone, che hanno deciso di mollare tutto, spendere ciò che hanno per una barca e vivono in giro per il mondo facendo lavoretti e vivendo di poco, magari non per sempre ma per un decennio sono usciti in toto dal sistema, non ne contribuiscono e non ne usufruiscono, esistono (poche) comuni in cui si vive di scambio e senza uso della moneta (se non in una fase iniziale), queste iniziano ad essere soluzioni d’urto in cui si esce dal sistema, il resto sono solo accomodamenti (rispettabili si, ma non ci tirerei su una filosofia di vita)

    io faccio parte degli accomodatori che usano qualche faretto a led a 12v con il pannello solare da 10w per essere meno schiavo dell’enel..ma non ci faccio un libro..

    • hai ragione shiver, le scelte sono varie e le sfumature infinite. l’ansia che spesso vedo di settorializzare e clusterizzare, fare graduatorie santo-non-santo, buono-cattivo… non aiutano. Se uno mette due faretti a led direi che ci sono pochi libri da scrivere, hai ragione, eppure ce ne sono in giro, e io penso che sia comunque utile. Lasciare stipendio, carriera, lavoro, biglietto da visita, città, relazioni abituali, consumi, riscaldamento, tentare la via della solitudine scelta e non quella delle relazioni imposte, scegliere se e quando lavorare anche senza vivere di rendita, non avere proprietà oltre la propria casa (la barca è di tre persone, e nessuno ha messo un euro, si è pagata il leasing ogni mese lavorando, e io per favorire questo ho lavorato gratis alla barca per quasi sette anni)… non avere più la pensione… sono cose di un rilievo diverso, che implicano scelte di vita profonde, etiche, emotive e spirituali prima ancora che pratiche, finanziarie e organizzative. Fai male a non considerare l’impatto che scelte di questo tipo hanno sulla vita di una persona (prendile una a una e immaginale su di te, se tu avessi dovuto o voluto fare quelle scelte), perché è quello il punto: che impatto, per cosa, con che finalità, con che conseguenze generali e individuali?
      In ogni caso, in questi cinque anni ho capito molte cose sul cambiamento. La prima è che ognuno la vede a modo suo. I migliori, quelli che io considero compagni di viaggio, mi raccontano come la vedono loro, come sono cambiati loro, senza troppo spendersi a stabilire se sia giusto che io scriva libri o venga considerato in un modo o nell’altro. Gli altri si concentrano su di me, sulle definizioni, sul giusto-sbagliato, e mi sono meno utili. A me, checchè se ne pensi, tutt’oggi, per tentare di essere libero mi interessa capire, evolvermi, cambiare ancora. E tentare di essere liberi è cosa molto più complicata di battere su una tastiera, richiede impegno costante, concentrazione, per non essere risucchiati indietro. E’ roba grossa, in cui non si può sbagliare. Buona strada. Ciao!

  41. L’intervista a Latouhe è interessante e ci consente di osservare la limitatezza di orizzonti della attuale filosofia.

    Probabilmente per proporre qualcosa di nuovo in questo campo, ove già molto, quasi tutto è stato detto dai classici, ci si avvita troppo sul presente, sulle condizioni sociali e soprattutto economiche attuali e si perde di vista quello che a mio modo di vedere dovrebbe essere l’argomento principe della filosofia, ovverosia lnatura umana.

    A mio modesto avviso è quasi certo e senz’altro altamente probabile che si vada incontro ad un “momentaneo” regresso, ad un “momento di pausa” o decadenza, ad una recessione dello sviluppo della civiltà umana. Ve ne sono state molte in passato e non si vede per qual arcano motivo non ce ne debbano essere in futuro.

    Trattasi in questo momento (storico) di vedere se questo passo indietro sarà come al solito traumatico (guerra globale, miseria, tragedie della violenza con milioni se non liliardi di morti) o se, come teorizza latouche, si assisterà ad una incruenta decrescita e stagnazione.

    Io invero credo poco alla seconda ipotesi e purtroppo vedo assai più probabile la prima, confortato (o meglio sconfortato) in questo dagli insegnamenti del passato.

    Nel momento in cui una fonte energetica, che ha determinato e permeato gli sviluppi tecnologici ed economici straordinari dell’ultimo secolo, verrà a mancare, è difficile immaginare che le relative trasformazioni della economia e della società avvengano senza notevoli traumi. Penso sia nella natura delle umane cose, nihil sub sole novum.

    Ciò naturalmente a mio parere non significa che, ragionando in orizzonti temporali un pochino meno ristretti, il progresso della specie umana non andrà avanti. In futuro anche molto avanti, sino alla conquista dello spazio e delle stelle.

    Infatti la specie umana è un'”erbaccia” assai difficile da estirpare ed il grande trauma che a mio modesto avviso ci aspetta nel giro di un quarto di secolo od anche meno, costerà certo molte vite e molte sofferenze, ma costituirà anche lo stimolo ed il punto di partenza per nuovi e più ambiziosi traguardi.

    Temo altresì che protagonisti assoluti di un nuovo progresso dopo una assai probabile guerra globale, saranno i popoli asiatici, cinesi in primis, e non più gli anglosassoni.

    In ogni caso non sono pessimista come alcuni che prevedono addirittura l’estinzione della specie. Per questo ci vuole a mio avviso ben altro, qualcosa che non potremmo nemmeno immaginare.
    Il pianeta certamente sarà un luogo diverso e forse meno bello di come lo conosciamo oggi, ma per le generazioni future questo non costituirà certo un freno insormontabile per portare avanti, sempre più avanti la civiltà umana.

  42. @ Red
    Ciao Red, non avevo espressamente indicato il nome del blog, in quanto è previsto che vi si acceda semplicemente cliccando sul mio nome “Andrea” (e poi perché trovo poco “igienico” farsi palesemente pubblicità sfruttando i blog altrui).
    Se hai problemi, scrivimi tranquillamente a llht.it@gmail.com che ti do le dritte necessarie.

    Ciao (e grazie per il riferimento all’intervista a Latouche).

    • grazie per la delicatezza Andrea. Quanti, in passato, su queste pagine, hanno cercato visibilità senza alcun ritegno. Io non ho mai detto una parola, osservavo. Ma oggi invito tutti a venire sul tuo blog (che non ho neanche visto), non fosse altro che per come sei stato rispettoso nel porgerti. Anche qui, spesso (voi non vedete tutti i messaggi, io alcuni li banno), come fuori, il rispetto e il ritegno non sono cosa ovvia. E non passano inosservati. ciao!

  43. @Andrea
    Sicuramente l’ avrai postato in passato il tuo blog, ma io non memorizzo e porto la stessa attenzione per tutto e non saprei dove andarlo a cercare. Potresti rimettere il link per cortesia, grazie.

    Serge Latouche é un discreto provocatore ed un colto intellettuale, peccato solo -secondo me- che non si capisca del tutto nella pratica dove vada a parare, ha un approccio più teorico. Questa sua intervista non troppo datata secondo me lo evidenzia.
    http://www.lettera43.it/economia/macro/italia-serve-la-bancarotta_4367557970.htm
    Mi appaiono più concrete le analisi uno studioso come Wolfgang Sachs.

  44. trovo in alcuni commenti, molta invidia, invidia per chi sceglie un altra vita lasciando il vecchio lavoro sicuro ,avendo però già le spalle un pò coperte da una casa di proprietà e da uno stipendio discreto,ma non si pensa che queste persone abbiano fatto sacrifici per ottenere tutto questo e che ora stanchi di una vita difficile in metropoli trafficatedopo 12 ore di lavoro al giorno,con i propri risparmi abbiano deciso di cambiare vita…e meritano di essere rispettate e non criticate, così come Sara che se ne è andata dal supermercato…,per no sottostare più ad una situazione di ricatto e schiavismo…sono scelte, scelte di libertà,e vanno sempre rispettate.

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