Ormai credo sia ufficiale: sono diventato insofferente alle partenze. Le ho sempre amate, e ora invece le soffro. Da tre o quattro anni, credo. Per qui, da qui, da altrove, per altrove, non importa come e quando, con che direzione. Mi prende una frenesia lieve, ma che non molla. Vorrei che fosse domani, io che sono il sacerdote degli istanti sacri…
Il che mi fa pensare.
Salvo poi dire la stessa cosa dell’opposto, quando ricambia di palcoscenico.
Credo che abbia (anche questo) a che fare con “Il quoziente umano” che in me si modifica senza sosta. Quando cominci a separare, a contare, non si finisce più. Cambiano continuamente i fattori, ciò che divideva ora è diviso, ciò che si sottraeva ora si moltiplica. Le identità vengono fuori sempre più chiaramente, nettamente, tanto che non riesci più a farle tacere. Se un tempo mugugnavano, adesso si agitano, tirano sberle.
Ogni tanto urlano.
Portare alla luce cose profonde ha quella famosa controindicazione: “quando guardi a lungo nell’abisso, anche l’abisso guarda dentro di te” (F. Nietzsche).
succede anche a me simone; anch’io ultimamente, quando non lavoro, preferisco starmene a casa a leggere libri e a guardare documentari(nemmeno attaccato piu di tanto ad internet). forse è l’età che avanza, o forse è perché questo nostro mondo ha sempre meno cose interessanti da offrire: però ho deciso che a settembre un viaggetto me lo voglio proprio fare. non ho ancora deciso dove ma lo faccio
chissà. l’importante è che ci sia un po’ di pace e di equilibrio nelle cose che facciamo. Conta solo questo. Buon viaggio!