Per rotta. Il mio augurio per il 2024

Per rotta. Solo questo posso augurarmi, per me, per voi… Di seguire ad avanzare per rotta. Perché una rotta c’è, e lo sappiamo abbastanza bene tutti. Anche i più riottosi, quelli che negano, che vogliono farsi andare bene quello che c’è, com’è, com’è sempre stato. La rotta si sente nel cuore. Ognuno sa esattamente quali sono i suoi “Momenti Buoni”, sa come poterli avvicinare, se non vivere, quanto costerebbe perseguirli, qual è la moneta di scambio col destino.

E allora, nell’ennesimo ultimo giorno dell’anno, non c’è che da augurarsi di accostare con la prua quanto basta, e ritrovarsi giusti di rotta, cioè nella direzione che in fondo al cuore conosciamo bene, che terrorizza quasi tutti quelli che non ci vanno, e fa da balsamo agli altri.

Quel posto c’è. Quella condizione esiste. Quella vita si può fare, e molte altre perfino sconosciute. E oggi è ancora “in tempo”, prima delle grandi tristezze, prima delle malinconie definitive e senza rimedio. Prima che arrivi il giorno “fuori tempo massimo”, quello in cui ciò che non può più essere sarà così salato da pagare da rendere inestimabile ciò che oggi sembra troppo difficile da tentare. Un uomo, una donna, si definiscono forse proprio qui, in questo intervallo di senso e tempo.

Cercheremo di non far mancare l’ascolto, e neppure le parole. Per quel che servono, per quel che possono. Anche se non è fuori, non è “da qualcuno”, che quelle parole e quell’ascolto potranno arrivare a ognuno. Anche, ma non solo. Le parole sono le orecchie che le colgono, non le bocche che le dicono. E quelle orecchie, fatalmente, non possono che essere le nostre.

Saliamo su un albero, quest’anno; seminiamo una pianta; attendiamo la luce buona in silenzio; viviamo nascosti; restiamo soli, ma aperti a un incontro inaspettato (proprio perché soli…). Duri fino all’impermeabilità, ma teneri quanto serve per sperare.

Il gioco di questi anni non è semplice. Non viene incontro, non rassicura nessuno. Almeno, se è il gioco vero. E allora restiamo accanto. Non ci allontaniamo troppo. Così che un richiamo, una voce inattesa, dal centro del bosco, quando ci parrà che tutto sia finito, possano invece farci accennare un sorriso. E una risposta compiaciuta.

“Ci sono un mucchio di cose da fare. Basterebbe vivere, a segare il tempo”

#Dialoghimediterranei

#zonafranca

(La citazione finale è tratta da una canzone dell’album “Chiedi Alla Polvere“, primo disco del gruppo musicale “Zona Franca“. In uscita quest’anno)

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