“Qui” (primo capitolo)

1.

Quattro anni fa era un sogno: vivere su un’isola. Una di quelle cose impossibili… Io mi ero già incamminato da anni. Lei, non ancora. Doveva, prima… Allora l’ho attesa, come nei film. Senza premere, perché decidesse di liberarsi (lo avrebbe davvero fatto?) al momento opportuno (sì ma quando?). Quanta gente ho incontrato che giurava di… Ma poi?
E così, Uomo Libero, abitatore del “Fienile dell’Anima”, il luogo mitico, simbolo della mia libertà. mi sono ritrovato, per scelta, senza nessuna certezza che non fosse una promessa, un desiderio, in un appartamentino così così, che ho adorato solo perché c’era lei, ma che mi stava stretto, senza la natura, senza la solitudine. Stavo scrivendo “Rais”, cambiare tavolino, postazione, cose che rischiano di mandare all’aria il lavoro di otto anni. Per di più, nei luoghi della mia infanzia. Posti cancellati del tutto già da anni, due o tre vite prima. Tornare nelle vite precedenti toglie l’aria.
Ero lì ad attendere che la vita immaginata accadesse. E intanto sognavamo l’isola.

L’isola, almeno, sapevo quale fosse. Cercata per decenni. La prima volta, una notte di quasi vent’anni fa. Solo, a bordo di un barcone da riportare a Genova dall’Egeo. Notte di ancore, insonnia e catene. Però nel nero, nell’ululato del vento, avevo alzato la testa: “qui ci devo tornare. Quest’isola…”. Anni dopo avevo capito perché. Ma non sapevo, non potevo esserne certo. Ci siamo tornati, l’abbiamo vissuta un po’. Era lei. Almeno su questo non c’erano dubbi. Dopo decenni di ricerche, eccola. Ma c’era sempre da aspettare…

Quattro anni dopo, sull’isola ci siamo arrivati. Le decisioni erano state prese. Un uomo e una donna, pagati tutti i prezzi, saldato tutto, chiuso quel che c’era da chiudere. Una piccola utilitaria nera era arrivata fin su, in Liguria. Che faremo adesso? Come andremo avanti? Ce la faremo? E cos’è questa storia di andare su un’isola? Già arrivare fin qui è stata una rivoluzione, un azzardo. Stiamo seguendo un miraggio, forse?
Salto. Arrivo alla scena, a fine febbraio, cinque mesi fa: una macchina, stracarica di cose, che viaggia verso sud, Roma. Poi a sud ancora, Brindisi. Poi un traghetto, poi i Balcani meridionali, senza sapere, solo intuendo, che dietro stanno crollando i ponti, bruciano le navi. Qualcosa di imprevedibile, che sta cambiando tutto. Anche volendo, quella macchina e i suoi due occupanti, quell’uomo e quella donna, non potranno tornare indietro, non potranno rientrare.
E centodieci giorni dopo, cioè oggi, eccoli. Non torneranno… Non ora, almeno. Resteremo qui. Fino a quando, nessuno lo sa con certezza. Potersi concedere l’incertezza, del resto, non era già questo uno dei sogni? Uno di quelli pagati cari, con la valuta del coraggio. E per natura incerti.

Ma resteremo qui a fare che?
A ristrutturare quattro sassi. Una specie di stazzu, una casetta rurale, agricola, davanti all’Egeo. Quelli che chi li ha visti, i sassi, ha detto: “Va buttato giù tutto”. E io ho pensato: “Col cavolo, va tenuto su tutto com’è”. Diverse concezioni architettoniche dell’anima. Comunque: una stamberga di pietra di due secoli fa, topi, ragni grandi come arance, pipistrelli. In fondo a un sentiero bianco che molti definiscono inagibile (ma non lo è affatto, tant’è che lo agiamo), senza elettricità. Intorno, niente. Davanti, mare. Perfetto. This must be the place, pensammo la prima volta. Un eremo, se volete, un monastero laico, un’ultima Thule virgiliana. L’ultimo luogo dove è ancora possibile. Vivere, magari. A modo nostro. Chissà.

E dal pomeriggio dell’arrivo ci siamo messi a lavorare.

(continua…)

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La “Bandiera per il Mediterraneo” su Rai1 – Linea Blu

In collegamento dall’Ultima Thule per lanciare l’iniziativa.
Il Mediterraneo non ha una bandiera. E allora disegniamola. Una bandiera per unire le diversità. Le bandiere sono belle, ma a volte sono pericolose. Disegniamone allora una in cui riconoscere la propria identità, capace di accogliere e dialogare, per cui valga sempre la pena di vivere, mai di morire.

Qui il servizio su Rai 1 dal minuto 20’15”:
https://www.raiplay.it/video/2020/05/lineablu—ritorno-al-mare-2b863e39-4451-49dd-8a0b-29405bffd280.html

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