Lo rifarei?

barca Kalymnos

Il mattino è il momento dell’indicativo affermativo. La sera quello del condizionale interrogativo.

Ho detto troppe cose mie, ho fatto troppe cose che spargevano benefici intorno, ho agito troppo spesso per primo, invece di aspettare che altri facessero la loro quota di fatica, ho insegnato troppo e tutto quello che so, come se fosse gratis, ho coinvolto in sogni troppo belli, vissuti come fosse normale esserci, ho consolato troppo, ho sostenuto troppo, sono stato troppo attento alle parole utili in quel momento per quella persona, ho difeso troppo, in loro assenza, senza essere difeso, in mia assenza, ho ricevuto troppe confidenze, come se fosse normale riversamele addosso, ho risposto troppo velocemente a troppi messaggi, come se fossi sempre pronto per chi mi scriveva, ho lavorato troppo perché qualcuno avesse benefici tangibili (un lavoro, del denaro, un insegnamento, un’opportunità), ho dato troppo spazio, per includere, per far partecipare, ho dato troppe attenzioni gratuite, come se vi fosse qualcosa a cui prestare attenzione, ho offerto slanci e entusiasmo troppo intensi, e troppo spesso, ho mantenuto troppo aperte le porte, anche quando dovevano essere chiuse da tempo, ho donato cose di valore, rare, preziose, anche quando capivo che venivano prese per moneta corrente, ho preso parte a troppe cose di altri, come se fossero interessanti, ho detto troppi sì, troppo pochi no, e poi troppi no, troppo pochi sì, a seconda dei casi, quando invece no e sì potevano essere in quota più prossima a quel che mi conveniva, e poi, soprattutto, ho pensato troppo, a troppe persone, troppo intensamente e autenticamente, collegando davvero i miei stati d’animo a qualcosa che non ero io, ma loro, tenendo troppo a poca cosa.

Di solito, quando faccio questo elenco, penso sempre che comunque lo rifarei

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13 pensieri su “Lo rifarei?

  1. Perchè dici di aver dato troppo. Hai dato te stesso spontaneamente, hai dato quello che ti è sembrato giusto dare…hai dato l’amore che non chiede niente in cambio….quel sentimento che lascia una traccia di noi negli altri e nel mondo e dà senso alla vita.
    Con affetto e stima

  2. …..donare, condividere è edifante, costruttivo, appagante…
    … e quando ti accorgi che facendolo il coinvolgimento è tale da rotolare per terra lo è ancora di più. Sconcerta, certo, quando chi si rialza ti sale addosso per ripartire….ma non per questo si può dire basta: lo rifaresti, lo rifarei, lo rifarebbero tutti coloro che in un modo o in un altro hanno fatto un certo percorso di vita.
    D’altra parte voltandosi indientro probabilmente ciascuno di noi scorge qualche corpo calpestato che solo la consapevolezza di oggi ci fa innorridire, ma grazie a questo oggi siamo persone tendenti a “l’uomo nuovo”.
    Vediamo il lato positivo: le esperienze vissute hanno generato in noi maggiore consapevolezza e capacità di discernimento a vantaggio di chi meglio utilizzerà le nostre energie….
    Buon vento Simone , sei il mio faro.
    lory

  3. Pavese sosteneva che nulla gli fosse dovuto, anche per un lavoro svolto.
    Simone, sei come Pavese. Alcuni di noi sono come Pavese. Non possiamo farci nulla.

  4. Il punto è: chi decide che il “troppo” è “troppo”? Con quale strumento si misura questo limite? Stranamente, infatti, non sono mai gli altri (o raramente) a dirti che stai dando troppo… Quindi sei solo tu che puoi affermare di aver dato troppo… E lo fai sempre …a posteriori, guardandoti indietro…Ma poi che significa questa espressione? e perché e quando ci sembra di aver dato in maniera eccessiva? Non è forse che magari questa è una misurazione data da una comparazione? Ho dato troppo rispetto a chi o a che cosa? Oppure è solo un senso di prostrazione o anche di assenza di qualcosa in cambio, che ci fa dire questo?
    Credo che questa domanda non sia posta a un genitore, per esempio. Rispetto a un figlio si dà tutto quello che si può, senza risparmiarsi. e’ un dato di fatto, con risultati differenti, ma con questa impostazione, piuttosto rigida. La risposta, in questo caso, è affermativa: sì ho dato troppo ma mi pare giusto averlo fatto, e la stanchezza che provo e di cui parlo è meramente una constatazione, senza se e senza ma.
    Sono allora altri i rapporti da esaminare e per i quali è più arduo rispondere. Relazioni di amicizia o di amore… Non è un caso se metto l’amicizia al primo posto, perché l’amore, a mio parere, è un’altra forma di amicizia.
    A quanto ne so, ci sono persone che non sanno dare meno o poco, che non sanno “dosarsi” e altre, invece, che soppesano con il bilancino ogni azioni, ogni gesto, ogni slancio…che si ricordano tutto, che sono pronti a rinfacciare, che vivono, appunto, con il conta gocce…Penso che non ci sia un’alternativa valida. Chi sa dare molto, o addirittura troppo, è destinato a ripetersi… senza rimpianto…

  5. Quando mi trovo a fare queste considerazioni, mi rispondo semplicemente che se in quel momento l’ho fatto vuol dire che non era troppo…magari era molto ma mai troppo.
    E quindi, come per gli oggetti, perchè accumulare e tenere tutto per noi?

  6. Lo rifaresti certamente, a quanto pare hai interessi ben precisi che solo tu conosci, del resto ti costa pure tempo e fatica.
    Modesta considerazione, sia chiaro.

    Smile
    Vale

  7. L’esperienza non serve a niente a quanto pare.
    Si rifanno gli stessi “errori” di prima.
    Occorre vedere, nella propria scala dei valori, quali sono i valori più importanti.
    Vivere come si vuole oppure preservarsi.
    E qui, si, i cromosomi assumono la loro importanza

  8. Essere e dimostrasi generosi è nobile! Onore a chi lo è, come Simone. Penso si nasca con questa caratteristica, ecco perchè, Simone dice di non essersi pentito delle sue azioni di slancio verso gli altri, verso il prossimo. Non aveva scelta, è fatto così. Solo che questo modo di porsi dà un senso di svuotamento, di sentirsi sfatti! Che il prossimo gli dai un dito e ti prende un braccio. Non c’è il senso della misura, tutto è dovuto! Ma quanta fatica! Alla fine, però, sai di aver fatto la cosa giusta.

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