E tra tutto questo, in tutto questo… semplicemente vivere. Il più leggermente, responsabilmente, filosoficamente, impegnati nelle pratiche di buona vita, nell’infinito lavoro di diventare l’uomo che vorrei, senza sprecare, sentendo le cose (sentendole, sentendole…), senza disunirsi, eppure perdendosi, sciogliendosi nel “sacro tempo” che questo anno ancora offrirà, (occasioni preziose…) e al quale sarà bello, anche, sempre, abbandonarsi. Un deliquio esistenziale, spirituale, universale, in cui provare a esistere in assoluto.
Non venite…
Ne sono commosso, onorato. Ne ho anche patito il peso, da solo contro tanti a rispondere a tutti.
Ma comunque bene, ho trovato soluzione, siete tutti dentro la lista.
Non venite se pensate che io abbia qualcosa in più di voi, una dote nascosta, o del denaro in un forziere sotterrato nel campo.
Tutti i registrati a “Dialoghi Mediterranei” possono venire a Catania
Eccomi. Dovrei aver trovato la soluzione a tutto.
Dunque:
TUTTI COLORO CHE SI SONO REGISTRATI AL SEMINARIO DI CATANIA 11-12 FEBBRAIO 2023, POSSONO VENIRE. SIA QUELLI CHE HANNO RICEVUTO CONFERMA, SIA QUELLI CHE ERANO IN STAND-BY.
Ovviamente staremo un po’ uno sull’altro, sarà molto informale la faccenda, stile happening… Ma d’altro canto, con questo enorme entusiasmo, era inevitabile.
Però sono contento, molto, di non lasciare a casa nessuno.
Che fatica…
Ora, però, FATE ATTENZIONE A QUESTO:
se per qualsiasi motivo doveste recedere, FATEMELO SAPERE SUBITO PER FAVORE.
Siamo d’accordo?
Fatemi questa gentilezza, è importante.
Se non potete più venire, ma vi eravate registrati, DITEMELO SUBITO. Ok?
Grazie.
Evviva. Ci vediamo a Catania.
Ogni cosa bella è difficile. Ogni cosa importante richiede compromissione, lavoro, impegno.
Eccoci già a Catania, dunque, sui temi chiave delle nostre vite. Stiamo già lavorando…
#Dialoghimediterranei
#laltravia
Qui il seminario: https://www.simoneperotti.com/wp/incontri-seminari/dialoghi-mediterranei-catania-febbraio-2023/
Chiuse le registrazioni a “Dialoghi Mediterranei” – Catania 11-12 febbraio 2023
Allora ragazzi eccomi qui. Sto cercando di risolvere tutto. Incrocio le dita ma dovrei riuscire nell’intento. L’obiettivo è far partecipare tutti quelli che si sono registrati per Catania 11-12 febbraio 2023, “Dialoghi Mediterranei”.
Ad horas, cioè alle 17.37 ora italiana, chiudiamo la possibilità di registrarsi, anche nella lista d’attesa, che è stracolma.
Dunque FINE DELLE REGISTRAZIONI.
D’altro canto, è evidente che se le tenessi aperte, con il ritmo con cui vi state registrando, a febbraio ci arrivo con 1.500 prenotazioni, e allora bisogna affittare lo stadio. Ma non posso e non voglio, in questo momento, affrontare una cosa di simile entità. Anzi. Bisogna fare in modo che si sia un numero confortevole, anche se in tanti.
Sono colpito e ammirato da tutto questo entusiasmo. Sono anche un tantino stanco, ve lo devo confessare. Perché non prevedevo di doverci lavorare così tanto, e che i numeri fossero decisamente altri rispetto alle previsioni.
Ma sono soprattutto molto, molto felice di questo incontro.
Se un’iniziativa scatena tutta questa energia a due mesi e mezzo ancora dalla data, e solo per definire la partecipazione, beh… allora vuol dire che ogni impegno vale l’obiettivo.
Non vedo l’ora di sciogliere gli ultimi dubbi organizzativi e potermi godere il conto alla rovescia.
Vi abbraccio.
#laltravia
#Dialoghimediterranei
(prima che me lo chiediate in trecento, questo vuol dire che:
– chi si è registrato prima del 30 pomeriggio e ha ricevuto l’ok a video della sua avvenuta registrazione, non si preoccupi perché è dentro comunque)
– chi registrandosi ha ricevuto a video la risposta “sei in stand by list” stia tranquillo che una soluzione quasi certamente la trovo e potrà venire. Ma ci sto ancora lavorando.)
Cuori saldi e soluzioni possibili (Catania – Dialoghi Mediterranei)
Buongiorno a tutti.
Il sole splendido di questa mattina porta soluzioni possibili che nella notte si sono iniziate a prefigurare.
Chi cerca strade con cuore saldo, di solito, finisce col trovarle.
L’overbooking di prenotazioni per Catania (11-12 febbraio) forse si riesce a gestire. Incrociamo le dita.
Forse già oggi stesso riesco a dirvi qualcosa.
Però, abbiate pazienza, io vedo ancora gente che dice di avere il biglietto e tutto che non si è ancora registrata. Dunque io cerco le soluzioni ma qualcuno di voi non lo sta facendo…
Dunque, per favore: chiunque di voi abbia già biglietti aerei SI REGISTRI SUBITO, altrimenti facciamo il paradosso di Zenone, che io trovo soluzioni ma il problema si allontana sempre. Ok?
Calma, registratevi, risolviamo tutto.
Sold out (“sold”… è gratis…)

Dialoghi Mediterranei. Ci vediamo a Catania l’11 e 12 febbraio.
Ho organizzato un weekend per incontrarci e stare insieme. Sarà l’11 e 12 febbraio 2023, a Catania.
Ho scelto Catania perché è bella, mediterranea, ci sono amici che possono aiutarmi e si arriva con voli a basso prezzo da più o meno dovunque in Italia. Il palazzo dove staremo durante il giorno è quello che vedete nella foto.
Se leggete i miei libri o mi seguite sul sito o sui vari network, da tanto tempo o da poco, venite. Vi aspetto.
Accarezzo l’idea di questo incontro da molto tempo. Se state leggendo questo testo probabilmente lo sapete. Scriverci, mandarci immagini, è prezioso. Vederci fugacemente in centinaia di presentazioni, anche. Mi pare di poter dire che condividiamo molto, in tanti, e se anche abbiamo provenienze diverse abbiamo anche molte intenzioni e spunti in comune.
Ma la vita non è solo seguire qualcuno su Facebook. È anche e soprattutto guardarsi, ascoltarsi, provare a conoscersi, farsi contaminare, ideare cose da fare.
Io sono un misantropo, una specie di eremita, ma periodicamente ho un grande desiderio di incontrare le persone con cui mi pare ci sia uno scambio autentico.
Nell’insieme di cose che ho fatto e che farò per motivi di militanza filosofica e intellettuale (dai podcast ai libri, dagli articoli alle presentazioni, dalle interviste alle fotografie e ai racconti) inserirò dunque anche questo strumento, il più nobile e ricco, difficile, ambizioso e faticoso: stare insieme.
Chiamerò questi seminari: “Dialoghi Mediterranei”, perché progetto di farne altri, uno all’anno magari. Vorrei creare un’oasi, almeno così la intendo io, fuori dal casino delle vite di tutti, per dialogare . Un momento da dedicare alle nostre vite, con contenuti, idee, parole, scambio, incontro, cultura, e in futuro chissà, ospiti, spettacoli, presentazioni, informazioni, materiali, anche portati da molti di voi.
Tutto, nella piena ispirazione mediterranea: mi voglio divertire con voi, voglio ascoltarvi, voglio dirvi un mucchio di cose. Considero questo approccio la base da cui sorgono idee e progetti, le fondamenta su cui si costruiscono nuove occasioni. Ne ho fatto esperienza su larga scala, e ormai da oltre un decennio, con Progetto Mediterranea.
Non voglio comunicare ora di cosa parlerò e parleremo. In questo primo incontro, per molte ragioni, non voglio dover seguire un programma troppo definito. Vi dico solo, in linea di massima, come funzionerà:
– arrivo in aereo o con altro mezzo a Catania nella mattinata di sabato.
– ognuno prende possesso della propria stanza (che avrà cercato, scelto e pagato dove e come vuole, per suo conto, come anche il volo)
– intorno all’una o all’una e mezza ci vediamo tutti a “Isola”, Palazzo Biscari (foto sotto, e qui)
– mangiamo qualcosa lì, cominciamo a conoscerci e iniziamo
– la sera ceniamo tutti insieme e poi chi vuole continua a chiacchierare, chi vuole va a dormire
– al mattino di domenica, dopo che ognuno avrà fatto colazione, ci rivediamo tutti di nuovo a “Isola”, riprendiamo a chiacchierare e a stare insieme
– mangiamo qualcosa intorno alle 13.30
– nel pomeriggio ognuno riprende aereo, treno, e torna a casa (o resta a Catania a farsi un giro, già che c’è…)
Come vedete, un programma semplice, senza nulla di troppo rigido o prestabilito.
Ci vediamo dunque a Catania l’11 e 12 febbraio 2023.
Avremo un tempo dedicato, un tempo scelto, in un luogo ideale, per stare insieme.
Ci sono gesti che cambiano tutto.
Dobbiamo tentare di fare soprattutto quelli.
Vi aspetto.
(qui per prenotare e registrarvi)
In un lampo
Un giorno sul molo vedo una ragazza. Capelli cortissimi, sguardo un po’ circospetto. Si era nel… mah, non saprei… forse nel 2010 o 2011. Una vita fa. Ricordo che rimanemmo a Spezia qualche giorno di più, aspettammo a salpare, perché fuori c’era parecchio mare. Comprammo il pesce, facemmo festa, accadde un mucchio di roba. Ci conoscemmo. Eravamo tre equipaggi, su tre barche.
Ciò che pareva immutabile, ormai irrisolvibile, perduto… Risolto. In un lampo.
Grazie cara…
Il “Meccanismo di Kythira”

I superstiti del naufragio assiepati alla base della scogliera. Le onde che li colpivano mentre tentavano di mettersi in salvo ne hanno risucchiati circa quindici. Otto risultano ancora dispersi in mare.
La mattina dopo il naufragio di Citera, mi sono messo a parlare con i migranti sopravvissuti, offrendogli una sigaretta o consentendogli di chiamare i parenti col mio telefono. Più d’uno mi ha detto: “io amo il mio Paese, non avrei mai voluto andare via!”, quasi per scusarsi. “Siamo tutti in fuga dal regime violento dei Taliban. Gli americani, andando via, ci hanno condannato a morte”.
Tra di essi c’è un Giudice per le indagini preliminari, che ha appena perso il fratello. “Per anni ho mandato in galera quei pazzi, ho sciolto 450 matrimoni di donne costrette a sposarli dalla Sharia. Ero nella lista nera degli assassini”. C’è Abdalla il pilota di caccia, giovane, disperato per la moglie e la figlia di 7 mesi lasciate in Afganistan: “ho studiato 18 anni per diventare pilota. Ora sono lontano dalle mie due ragazze, e ho buttato via tutto. Ma se restavo morivo”. C’è il giovane ingegnere che chiede una cintura, i pantaloni ricevuti dai volontari gli stanno larghi: “abbiamo venduto tutto per andare via, o saremmo stati uccisi. Tutti quelli che hanno lavorato a qualunque titolo col governo precedente”. Ci sono le due ragazze che non smettono un istante di piangere: “Sapete se nostra madre si è salvata? Vi prego, diteci qualcosa!”.
Uno di loro timidamente mi si avvicina: “scusami, mi dici dove siamo? Come si chiama qui?”. Gli spiego che si trova su un’isola.
Ieri, durante il giro per le medicazioni delle innumerevoli ferite ai piedi e alle gambe, lacerate dagli scogli, i sopravvissuti si sono riuniti tutti intorno ai volontari: “Grazie. Siete i nostri angeli. Non vi dimenticheremo mai”.
Per arrivare fino a quest’isola, a sud del Peloponneso, questa gente disperata è partita dall’Afghanistan. Mille ero a ogni frontiera: quella con l’Iran, poi quella con la Turchia, poi altri 900 per attraversare tutta l’Anatolia fino a Istanbul e poi Izmir, che da anni è il centro operativo dei trafficanti di uomini sulla frontiera di levante. Infine, 10.000 euro a testa per imbarcarsi su una vela di 18 metri.
Erano poco meno di cento, a bordo, tre giorni fa. Ragazzi e ragazze, per lo più. La loro barca si è incagliata in prossimità della costa, poi le onde l’anno fatta spezzare. “Ci siamo buttati in acqua per raggiungere a nuoto la costa” mi racconta Abdalla. E così si sono ritrovati tutti aggrappati su una scogliera verticale spazzata dal mare in burrasca, che uno a uno ha inghiottito quindici di loro. Solo dopo tre giorni di disumano ritardo è iniziato il recupero delle salme, lasciate a gonfiarsi e galleggiare in mare. Sono sette. All’appello ne mancano almeno otto.
Ma sarebbero stati cento, i morti, se pompieri e volontari di quest’isola buona non fossero accorsi subito. Soprattutto Michalis Protopsaltis, l’uomo divenuto il simbolo di questa straordinaria operazione di soccorso. Al primo allarme, di notte, Michalis non ci ha pensato su nemmeno un istante: ha preso il suo camion-gru con braccio telescopico e l’ha piazzata sulla scogliera. Solo grazie alla sua velocità e intraprendenza è stato possibile issare per oltre dieci metri i superstiti, uno a uno. Oggi la Grecia intera lo onora sui social network, inviando migliaia di encomi appassionati. Spero lo faccia anche l’Europa.
La barca stracarica di migranti è finita sugli scogli nel punto peggiore dell’isola perché il comandante non era un marinaio. I trafficanti di Izmir addestrano velocemente uno dei migranti, gli spiegano superficialmente come funziona una barca, lo mettono al comando. In cambio, un passaggio gratis verso l’Italia. Poi lo guidano via telefono lungo la rotta. “Il proprietario della barca e il reclutatore di migranti, due turchi, gli dicevano di passare in due posti diversi, uno a nord e uno a sud dell’isola. E lui era confuso. Discuteva con loro per telefono…” mi racconta Ahmad Khan, viso gentile, calmo ma ancora sotto choc. E così il “comandante” ha fatto rotta, di notte, col mare in burrasca, verso una scogliera invece che tra isola e Peloponneso, dove qualunque marinaio, anche uno della domenica, si sarebbe subito riparato da vento e onda di nord est.
Ma che fine ha fatto il “comandante”? I sopravvissuti dicono che sia morto sul colpo,“folgorato da una scossa elettrica”, eppure questa versione dei fatti non convince. La polizia indaga, ascolta i racconti. Dalla minuzia dei dialoghi e degli interrogatori, si capisce che ha dei sospetti.
I giornali ellenici oggi avanzano l’ipotesi di basi operative in Grecia. Tutto da verificare. Ma questo fa parte delle indagini, cioè dell’ora e del dopo. Sull’isola, che conta poco più di duemila abitanti, dove sindaco e autorità si sono rivelate ancora una volta del tutto impreparate e ancor peggio assenti e inadempienti con i soccorsi, i volontari hanno invece svolto un lavoro straordinario. Anche questo rimbalza per tutta la Grecia, come un monito e un insegnamento per redimere l’attuale deriva di insensibilità e disumanità di buona parte delle istituzioni e della politica. Quella che in Italia conosciamo bene, E l’esempio, qui, è stato fortissimo: in poche ore l’educata e sensibile comunità dell’isola (dove è in costruzione un “Museo delle migrazioni” dal grande valore culturale e sociale), ha offerto ogni bene di prima necessità: cibo, acqua, medicinali, vestiti asciutti, scarpe, mutande. L’intera gestione dei soccorsi e dell’accoglienza è stata svolta da quella che ormai si sta configurando come un’autentica associazione popolare. Qualcuno, sulle chat dei volontari, ha anche disegnato un logo e proposto un nome: “Il Meccanismo di Kythira”, facendo il verso al famoso ritrovamento archeologico della vicina Antikythira.