Sto scrivendo questo libro con l’intento umano-troppo-umano dei primi filosofi. E non mi nascondo dietro lo schermo delle false modestie o delle presunzioni, che secondo Aristotele erano due vizi equivalenti. Il primo filosofo, ormai 2.600 anni fa, non si pose questo problema. Era immerso nella sua vita, sentiva l’immenso mondo dentro di sé e intorno a sé, lo avvertiva come tutto da investigare e scoprire, dunque aveva problemi ben maggiori e più urgenti di quello. Usciva di casa al mattino e di fronte alla realtà fisica, al consesso umano, ai dubbi sull’esistenza, sul mondo, sapeva di avere già il suo bel daffare per ricercare e trovare risposte. Qualcosa che placasse il suo sentimento di spaesamento, e che lo aiutasse prima a conoscersi, poi a capire, dunque a vivere.
Non è forse un caso che di filosofia si occupino molto gli psicanalisti, così come di politica i filosofi. E neppure che, forse, debbano essere gli scrittori, gli artisti a riprendere in mano il bandolo della nostra vera, profonda, applicata ricerca filosofica.
L’unica garanzia che ho voluto dare a me stesso, ai miei amici intorno e poi a i miei lettori, è quella di scrivere ciò che davvero sento, ciò a cui arrivo con le mie mani, la mia statura, il mio pensiero. E che trovi riscontro diretto in come vivo. Senza rubacchiare o rivisitare le idee di altri.
Dunque mi sento e sono nella condizione ideale per fare filosofia, ed essere preso per vero. Bisogna pagare prima, sempre, salato, a lungo, per poi provare dentro di sé la sensazione di una stella danzante.
Ogni epoca, per un autore, ha il suo libro, che chiede di essere scritto. E quello che sto scrivendo è molto adatto a me, oggi. Una consapevolezza che mi fa provare un grande benessere.
Buona giornata a tutti voi.